A parole, sull’energia rinnovabile, siamo tutti d’accordo. In pratica, su dove collocare i nuovi impianti di produzione – in modo particolare il fotovoltaico che chiede ampie superfici per ottimizzare i risultati – i no stanno diventando più ampi dei sì. “Attenzione ad inserire vincoli e paletti troppo stringenti sul fotovoltaico a terra, come vorrebbe fare la Regione Veneto. Così facendo si potrebbe profilare l’incostituzionalità del provvedimento”. Sul tema il Portavoce dell’Opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni, richiama quanto accaduto qualche settimana fa, allorché la Corte Costituzionale ha “bocciato” alcune misure previste dall’amministrazione regionale toscana sul fotovoltaico. Cassato, in particolare, il limite di 8.000 chilowatt per gli impianti da installare nelle aree rurali; inoltre, è stato pure dichiarato illegittimo l’iter procedurale per l’installazione di impianti fotovoltaici a terra di potenza superiore a 1.000 chilowatt elettrici.
“Oggi più che mai è opportuno entrare nel merito dello sviluppo di questi impianti, in Italia e in Veneto, in modo approfondito, senza alcun pregiudizio”. “La premessa – puntualizza – è che il nostro Paese ha preso degli impegni in termini di transizione ecologica: l’Accordo di Parigi del 2015, che obbliga gli Stati Ue a mettere in atto tutte quelle azioni utili per contenere al di sotto dei 2 gradi centigradi l’incremento di temperatura del globo; la riduzione delle emissioni di gas serra del 55% al 2030, rispetto al 1990; la neutralità climatica, con la tendenziale riduzione a zero dell’uso dei combustibili fossili, entro il 2050”. In altri termini, al fine di rispettare i vincoli assunti dall’Italia a livello internazionale, e per scongiurare gli scenari peggiori dal punto di vista climatico, che vedono temperature invivibili nella penisola e un avanzamento marcato della linea di costa in Veneto alla fine del secolo, è necessario sostituire i combustibili fossili che coprono oggi circa l’82% della nostra domanda di energia con fonti energetiche che non provocano l’accumulo di anidride carbonica in atmosfera.
“Il superamento dell’utilizzo dei combustibili fossili passa necessariamente attraverso un forte impulso verso l’efficienza energetica e l’utilizzo del vento e del sole”. “Non si tratta tanto di scegliere se posizionare o meno il fotovoltaico a terra – aggiunge – quanto piuttosto se farlo bene o male. Tali impianti, peraltro, possono essere smantellati in poche settimane con la rinaturalizzazione integrale del suolo. Inopportuno, infine, parlare di consumo di suolo quando ci si riferisce “ad un utilizzo dei terreni con il fotovoltaico fatto con giudizio, tale da non impermeabilizzare e consentire il ripristino in tempi rapidissimi”.