Continuano a menarla con i femminicidi. Hanno il contatore delle donne ammazzate dall’inizio dell’anno, organizzano manifestazioni, perfino spettacoli per “sensibilizzare” sul tema. Dipingono panchine e scarpe di rosso. Ma le donne continuano ad essere uccise. L’ultima della serie proprio qui da noi, a Calmasino. Chiara Ugolini, una bella ragazza, perbene, appena laureata, fidanzata, seria. Aveva tutta la vita davanti. Un uomo indegno di questo nome l’ha uccisa. 

Un delitto sconvolgente, proprio perché la vittima è la ragazza della porta accanto. Come dire: può capitare a tutte. Per questo colpisce ed indigna ancora di più. Ma fra qualche giorno non se ne parlerà più. Resterà solo il dolore incolmabile e innaturale dei genitori e quello del ragazzo che l’amava. Poi, avanti con la prossima vittima.

A chiunque sia sano di mente è chiaro che qualcosa non va. Se gli omicidi e, non dimentichiamolo, le scomparse di donne giovani e non, continuano, ci sarà pur qualche difetto su come il problema è affrontato. E questo è il punto. Il problema viene solo trattato, celebrato, comunicato. Non risolto. Perché per questi omicidi, come per altri, si ha paura, in ossequio al politicamente corretto, di metter mano a l’unico strumento che li può quantomeno frenare: la sanzione. Chi uccide, anche se con ferocia, anche se la vittima è una donna indifesa, va in galera per un certo numero di anni, ma poi, nella maggior parte dei casi, esce. Troppo comodo. In carcere, pur privato della libertà, continua a vivere, respirare, mangiare, guardare la tv e parlare. La sua vittima no. Così per quanto lunga possa essere la pena, non sarà mai proporzionata al crimine commesso. Ecco, la Costituzione: la pena deve rieducare. Ok, ma questo è secondario. Prima dev’essere giusta e proporzionata al delitto. Allora ci si deve chiedere: Emanuele Impillizzeri con l’ordinamento vigente avrà mai una pena giusta e proporzionata al crimine ignobile che ha commesso? Non sarà forse anche per questo motivo che tante donne continuano ad esser uccise?