Oggi sono vent’anni dall’11 settembre 2001, data della distruzione delle Twin Towers per l’attacco terroristico arabo. 3000 morti. Abbattuto uno dei simboli di New York e del mito americano. Incipit per la guerra in Afghanistan, finita oggi come si sa.
11 settembre. Alla mente tornano le immagini dell’attentato. E anche la consapevolezza che da allora il terrorismo può colpire ovunque. Di attentati, magari non così spettacolari, in seguito ce ne sono stati altri, soprattutto in Europa, più a portata di mano dell’America per i terroristi arabi. Ai morti si sono susseguiti altri morti.
Dopo vent’anni però, oltre al rispetto per le vittime e la condanna per il terribile attentato, non ci si deve limitare alla commemorazione di circostanza. Bisogna avere l’onestà intellettuale di capire che cosa ha rappresentato davvero l’11 settembre.
Con l’abbattimento delle Twin Towers per la prima volta è stato violato il cuore degli Stati Uniti, la potenza più grande del mondo. Non era mai successo. Fino a quel giorno era impensabile. Questo ha significato l’11 settembre per gli Americani, che di guerre ne hanno fatte tante, ma tutte lontano da casa. Di torri, con i loro bombardieri luccicanti, ne hanno buttate giù tante. E anche case, paesi e città. Solo che l’11 settembre la guerra gli è arrivata in casa . Sotto forma di terrorismo. Ma d’altra parte ormai, con l’equilibrio del terrore nucleare, di guerre dichiarate come quelle dei secoli scorsi, non ce ne saranno più. Significherebbero la fine del genere umano. Ed è quindi improbabile che ce ne siano altre, se non molto parziali e localizzate. La guerra è stata sostituita dal terrorismo e dalla guerriglia. E non manca anche un’altra possibile “variante delta” della guerra di una volta, ancora più terribile: la guerra biologica.