Prima il Tocai, poi il Parmesan, poi il Nutriscore. Oggi l’attacco all’agroalimentare italiano arriva direttamente dall’Unione Europea che ha accettato, contraddicendo tutta la sua politica passata, la richiesta della Croazia di veder riconosciuta una nuova denominazione, Prosek. Massimo Ferro, senatore FI, ma soprattutto produttore di uve e già presidente di una cantina sociale, è intervenuto oggi in aula: «Pur essendo un convinto europeista, questa Ue non mi piace. Quanto accaduto sul cosiddetto ‘prosek‘ croato sta già provocando danni economici specie a livello di esportazioni nel Nord America. Non possiamo mollare, dobbiamo condurre una battaglia unitaria di tutte le forze politiche e devo ringraziare la bella squadra che c’è al Ministero delle politiche agricole per il lavoro che sta profondendo. E attenzione, non dobbiamo accettare dall’Europa una eventuale ipotesi subordinata, come, ad esempio, il riconoscimento del prosek come vino dolce da dessert. Si tratterebbe di un precedente pericolosissimo, un vero vulnus. E’ in gioco non solo il nostro prosecco ma la credibilità europea anche nei confronti dei Paesi terzi. Diciamo no a tutto questo – aggiunge Ferro -. Dobbiamo ottenere la completa tutela della nostra eccellenza agroalimentare, di cui il prosecco è una espressione molto importante e non molleremo di un centimetro».
Anche l’Unione Italiana Vini è intervenuta: «Condividiamo la linea tracciata dal ministro alle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, oggi al Senato nel corso di un’informativa sulla tutela della denominazione di origine controllata del Prosecco. Assieme al gruppo di lavoro istituito dal sottosegretario Gian Marco Centinaio, Uiv collaborerà alla difesa comune in sede Ue convinta che gli obiettivi italiani siano gli stessi dei grandi Paesi produttori europei, perché in gioco c’è la credibilità del modello europeo di tutela dei prodotti agroalimentari. Per questo Uiv farà squadra con Francia, Spagna, Portogallo e Germania affinchè presentino anch’esse mozioni contrarie all’indicazione della Commissione. Il Comitato dello Champagne ha già annunciato opposizione alla vicenda Prosek».
Secondo Unione italiana vini – che rappresenta l’85% dell’export di vino del Belpaese –, i temi centrali da far valere nell’opposizione formale sono quelli indicati oggi dal ministro: il nome Prosek, che tra l’altro al contrario del Prosecco nulla ha a che fare con una località geografica, richiama inevitabilmente, per un ‘consumatore normalmente informato’, le bollicine del nostro Paese. Come ricordato nella recente sentenza “Champanillo” della Corte di Giustizia ‘l’esistenza di un’evocazione può essere valutata anche con riferimento ai consumatori di un solo Stato membro’. Un’affinità fonetica e visiva palese e contraria ai dettami di tutela vigenti nell’impianto normativo di Bruxelles.
Sono oltre 620 milioni le bottiglie prodotte dalle tre Do del Prosecco; di queste, 370 milioni sono esportate. Complessivamente il mercato dello sparkling tricolore più famoso nel mondo vale 2 miliardi di euro di fatturato annuo di cui un miliardo all’estero (2020), l’equivalente del 16% sul totale export italiano.