Undici milioni – qui il nostro video – per sistemare sia Castelvecchio, nella versione “large”, che il Circolo Ufficiali all’interno del Chiostro di S. Giacomo della Galizia, nel compound della Cittadella militare formata dall’ex Ospedale Santo Spirito (costruito dagli Austriaci attorno al 1850), dalla caserma Pianell, e dal Tribunale militare (qui un nostro articolo). In tutto, la Cittadella occupa un’area di 6 ettari e mezzo così grande che potrebbe contenere al suo interno tutta Piazza Brà. Ma se 11 milioni vi sembrano tanti (e, in realtà, non lo sono per una città ricca come Verona) molti di più saranno psicologicamente e politicamente i passi necessari per trasferire dal Demanio pubblico alla Municipalità l’ala di Castelvecchio attualmente occupata dal Circolo Ufficiali: 2mila metri quadrati coperti e mille600 scoperti, compresa una affascina terrazza sull’Adige. «In realtà, manca la volontà politica delle amministrazioni cittadine – chiosa Stefano Dindo, avvocato, presidente degli Amici del Museo – che non hanno mai messo in agenda negli ultimi quindici anni questo capitolo. Ma dal basso, attraverso numerose associazioni e 5mila veronesi di buona volontà, “ambasciatori” del grande Castelvecchio, si può cambiare. Anche perché gli stessi militari riconoscono che Castelvecchio, così com’è ora, è sottoutilizzato: infatti immaginano di realizzare una foresteria con stanze e bagni privati non soltanto per gli ufficiali in missione di servizio, ma anche per famigliari dei degenti del nostro servizio sanitario. Questo sarebbe uno spreco, quando il nostro Museo non ha spazio per espandersi, per permettere la fruizione alle persone handicappate, non ha servizi igienici adeguati alle decine di migliaia di visitatori che richiama». Alla Cittadella potrebbe trovare spazio – se non nello stesso Palazzo Carli – anche un Museo – qui la proposta del nostro giornale – dedicato alla storia militare della nostra città. In serata, Traguardi e La Buona Destra hanno cercato di mettere cappello sul tema: come logico attendersi…a conferma che se il tema finisce in politica non se ne caverà un ragno dal buco…Comunque, queste sono le ragioni dei proponenti del Grande Castelvecchio presentate oggi pomeriggio ai Giardini Giusti:

Uno: Quasi sessant’anni di vita: il fascino e i limiti dell’età. Il Museo di Castelvecchio è un polo culturale e turistico di eccellenza. Però dopo sessant’anni dall’intervento di Carlo Scarpa, il museo non soddisfa più gli standard oggi richiesti. Mancano uffici per il personale e spazi adeguati ai servizi essenziali per i visitatori, quali accoglienza per singoli, gruppi e scuole, per le persone diversamente abili, un punto di ristorazione, senza parlare dei servizi igienici. Si tratta, quindi, di un “gioiello” che, per rimanere tale, necessita di un adeguamento, pena il suo declassamento.

Due: Condominio Castelvecchio: gli spazi e gli usi. Il museo occupa solo una parte di Castelvecchio fin dal 1928, quando il complesso fu dato in uso dallo Stato alla città di Verona per ospitare le collezioni d’arte antica, con la precisazione che il Circolo Ufficiali (oggi Circolo Unificato dell’Esercito) sarebbe rimasto solo fino a che il Comune non avesse trovato adeguata ricollocazione. Dopo quasi un secolo nulla è stato fatto. Rimangono a uso esclusivo del circolo circa 2.000 metri quadri di superficie calpestabile coperta, più altri 1.600 metri quadri di spazi aperti tra cortili e la terrazza affacciata sull’Adige.  Si rimarca che il Codice dei Beni Culturali e del Passaggio (D.Lvo 42/2004) prevede che i beni culturali di proprietà pubblica, debbano essere valorizzati secondo la loro destinazione: per cui è palese che, mentre la destinazione museale dell’area occupata dal Circolo Unificato è coerente con quanto dispone la legge, non lo è l’attuale destinazione.

Tre: Da città militare a città della cultura. Non vi è nessuna contrapposizione tra esigenze del museo da una parte ed esigenze delle Forze Armate dall’altra, ma la semplice presa d’atto dei rispettivi ruoli nella società attuale. Nell’economia turistica cittadina, il museo di Castelvecchio riveste un peso crescente. In parallelo, l’enorme ridimensionamento della presenza militare a Verona balza agli occhi di tutti. Oggi gli spazi occupati dal Circolo Unificato sono del tutto sproporzionati e sovradimensionati rispetto alle reali esigenze (Circolo Unificato di Roma 900 mq, Circolo Unificato di Verona 2.000 + 1.600 mq). Con tutto ciò che questo comporta in termini di manutenzione e di rispetto della legge, che consente l’uso gratuito di una struttura pubblica solo se vi è proporzione tra superficie utilizzata e utilizzo per pubblica finalità.

Quattro: Rimettere in circolo: una nuova prestigiosa sede a San Giacomo di Galizia. È noto il progetto del Ministero della Difesa di attuare a Verona un riordino logistico delle varie caserme, le cui attività verranno concentrate nell’enorme area dell’ex ospedale militare austriaco di Santo Spirito, tra Porta Palio e gli Scalzi. Entro tale area il comando delle Forze Operative Terrestri di Supporto a Verona ha ipotizzato la possibile realizzazione di un nuovo circolo dotato di sale a uso sociale, ristorante e bar, foresteria, giardini, parcheggi nell’ex convento di San Giacomo di Galizia, adiacente all’ex ospedale militare di Santo Spirito. Tale ipotesi è stata colta dall’Associazione Amici dei Civici Musei di Verona, che nel 2019 ha donato alle Forze Armate il progetto di recupero e di riutilizzo di San Giacomo di Galizia.La logica di creare un grande hub militare all’interno del quale collocare anche il circolo ricreativo, in una porzione perfettamente enucleata e accessibile dall’esterno in maniera indipendente, è lapalissiana. Così potranno essere liberati gli spazi occupati dal circolo a Castelvecchio, che dovranno essere acquisiti al patrimonio comunale per l’ampliamento dei servizi museali, restituendo finalmente unitarietà all’antico monumento.

Quattro bis: Palazzo Carli: una valida alternativa. Le Forze Armate hanno cambiato idea e ritengono di aver bisogno anche di San Giacomo di Galizia per uso ufficio? Allora il Circolo Unificato può trovare una sede ancora più prestigiosa a Palazzo Carli, suntuoso complesso settecentesco dotato di corte d’onore, giardini, edifici e cortili di servizio, sede dal 1816 del Supremo Tribunale di Giustizia asburgico e dal 1848 residenza ufficiale del feldmaresciallo Radetzky, Comandante generale delle truppe asburgiche del Lombardo-Veneto e Governatore civile e militare del Regno. Il 16 ottobre 1866 nella Sala degli Stucchi del palazzo fu firmato l’atto di annessione di Verona al Regno d’Italia. Il peso della Storia è evidente. Inoltre Palazzo Carli dovrebbe ospitare anche il Museo della Campagna d’Italia del generale Bonaparte e delle Guerre di Indipendenza, facendo così rete con Arcole, Rivoli, Pastrengo, Custoza, Villafranca, Solferino e San Martino della Battaglia. Un’altra occasione da non perdere per Verona.

Cinque: Risorse economiche, progetti, opportunità. Battersi per un Grande Castelvecchio significa avere a cuore il futuro di Verona. Certo saranno necessarie risorse economiche adeguate, ma se in una comunità vi è coesione e capacità di adeguata progettazione, le opportunità da cogliere si trovano. L’esempio è sotto i nostri occhi: le amministrazioni con progetti pronti hanno avuto la possibilità di inserirli nel piano di ricostruzione del paese dopo la pandemia. Mentre chi non ha progetti nel cassetto resta indietro. Per non parlare di finanziamenti europei ad hoc.