Non ce ne saremmo occupati. Un fatto di cronaca locale, probabilmente privo di risvolti giudiziari, sarebbe scivolato via nell’indifferenza. Siamo purtroppo assuefatti all’idea che ci sia uso di droga presso tutte le categorie e classi sociali. Non è più una notizia se a casa di un tizio i Carabinieri trovano 2 g. di cocaina ad uso personale. Solo che l’han trovata ad uno stretto collaboratore di Salvini. E allora ecco la notizia. E che notizia!
Ma non per riaprire il dibattito sulle dipendenze, sulla liberalizzazione, sulla legittimità della distinzione droghe leggere/pesanti, sulla opinabilità della dose “per consumo personale”. No. Di tutto questo chissenefrega! Quello che interessa è che i 2 g. di cocaina li hanno trovati a Luca Morisi, guru della comunicazione di Salvini. Tirato in ballo da tre ragazzi colti in un controllo con della droga che hanno subito detto essere stata ceduta loro da Morisi. La cosa puzza. Quantomeno di speculazione elettorale per la tempistica con cui è stata divulgata la notizia.
Salvini, dimostrando apprezzabile spessore umano, raro fra i politici, invece di scaricare l’amico che s’era dimesso da ogni incarico nella Lega pochi giorni fa, gli ha teso la mano. Morisi si è scusato. Ma la macchina del fango è avviata. Quella stessa macchina che non è stata attivata in occasioni ben più gravi. Come quando nella cuccia del cane della Cirinnà sono stati trovati 24 mila euro in contanti di cui non è stata spiegata la provenienza, o quando si è venuti a sapere ad archiviazione avvenuta che la figlia di un noto magistrato che aveva provocato un incidente mortale non era stata, guarda un po’, sottoposta ad alcoltest.
Morisi ha torto marcio. La droga non si usa, non si cede. La Lega ha sempre espresso questa posizione senza se e senza ma. Deve mantenerla. Le idee, le religioni, i partiti non possono essere giudicati dai comportamenti delle persone che vi aderiscono. Questo vale sempre. Anche per una vicenda banale elevata a caso nazionale.