Da maestro a maestro. Dopo la cerimonia del 2017 che aveva celebratoLibero Cecchini, il premio Architettiverona, promosso dal 2009 dall’omonima Rivista dell’Ordine degli Architetti di Verona, torna a premiare la migliore architettura veronese degli ultimi anni e omaggia, con il riconoscimento speciale “Ad honorem”, Luciano Cenna e Luigi Calcagni (1929 – 2020), due grandi architetti che hanno lasciato un segno indelebile con il loro sodalizio professionale pluridecennale “per capacità, caratura umana e intellettuale”.
La cerimonia di assegnazione si è svolta al Parco Murlongo di Costermano, il complesso di case vacanze realizzate nei primi anni ’70 dall’architetto milanese Angelo Mangiarotti, luogo di elevato valore e significato architettonico che compie 50 anni e che per l’occasione è stato aperto al pubblico. Una costruzione elementare nei mezzi, espressione di un “abitare libero”, un caso esemplare per il felice inserimento nel paesaggio delle colline moreniche sulla sponda orientale del Garda. A premiare i quattro progetti vincitori e le due menzioni speciali Paola Bonuzzi, vicepresidente dell’Ordine degli Architetti di Verona, Alberto Vignolo, direttore della Rivista Architettiverona, e la redazione della rivista stessa.
Quattro i progetti vincitori (più le due menzioni speciali) realizzati nel territorio veronese, che si sono aggiudicati la sesta edizione del Premio Architettiverona, che valorizza un’architettura veronese viva e di qualità e i professionisti che ne interpretano con originalità valori ed idee. Per la sezione “Allestimento e interni” il vincitore è il progetto di “Illuminazione dell’ipogeo di Santa Maria in Stelle” a Verona dello Studio La Luce Architettura delle architette Lorella Marconi e Cinzia Todeschini, che ha saputo “lavorare la luce come filo conduttore ed elemento narrativo”, valorizzando “l’unicità degli spazi ipogei e la loro storia”. Nella categoria “Nuova costruzione” premiata la “Villa T” a Peschiera del Garda dello Studio Ardielli Fornasa Associati degli architetti Marco Ardielli e Paola Fornasa. L’opera ha convinto “per l’interpretazione del tema della domesticità, dove la solidità della casa rurale è stata rielaborata in chiave contemporanea”. Lo stesso studio si aggiudica anche la prima delle due menzioni – categoria “Nuova costruzione” – per il progetto “Ville ad Albisano” a Torri del Benaco in cui viene evidenziata “la capacità di definire un impianto articolato rispetto all’elevato dislivello del terreno”, consegnando autonomia alle unità abitative e “un doppio fronte anche in chiave microclimatica”. Per la sezione “Restauro e recupero” vincitore il “Recupero del Forte Monte Tesoro” a Sant’Anna D’Alfaedo – su progetto dell’arch. Fiorenzo Meneghelli, “per il carattere colto e accurato dell’intervento condotto con un attento approccio filologico”.
Per la sezione “Spazi pubblici e paesaggio”, il premio va a il “Brolo della Cantina Gorgo”, Custoza Sommacampagna dello Studio Bricolo Falsarella Associati degli arch. Filippo Bricolo e Francesca Falsarella “per la costruzione di un paesaggio rappresentativo del contesto vitivinicolo attraverso l’uso di sequenze narrative composte da elementi vegetali ed elementi costruiti”. La seconda menzione per la categoria “Restauro e recupero” va alla “Casa di campagna al Chievo”, a Verona, progetto dello Studio Wok architetti associati, degli architetti Marcello Bondavalli, Nicola Brenna e Carlo Alberto Tagliabue per la reinterpretazione del fabbricato rurale ad uso domestico con “una qualità spaziale ricca e articolata sia negli interni sia nella definizione degli spazi del giardino”.
Selezionati tra i 41 progetti candidati, a convincere la Giuria – composta da Mariano Zanon, architetto, vincitore del Premio Architetto Italiano 2020, Maura Manzelle, docente allo IUAV di Venezia, Laura De Stefano, vicepresidente dell’Ordine degli Architetti di Verona e Davide Fusari, direttore di “A”, Rivista dell’Ordine degli Architetti di Trento e Alberto Vignolo, direttore di ArchitettiVerona, trimestrale dell’Ordine degli Architetti di Verona – sono state la coerenza figurativa e realizzativa di queste realizzazioni rispetto ai temi, alle scale progettuali e, soprattutto, la loro capacità di far emergere, in maniera innovativa e personale, le qualità del contesto urbano e paesaggistico in cui sono state inserite, rendendo tali opere componenti essenziali del tessuto culturale e civile della comunità di cui sono espressione.
Il premio speciale alla carriera va agli architetti Luigi Calcagni (alla memoria, 1929 – 2020) e Luciano Cenna, per il sodalizio professionale pluriennale che ha disegnato il volto moderno di Verona e del suo territorio. Dal 1984 hanno dato vita insieme allo Studio Arteco, e hanno saputo “incarnare la figura dell’architetto intellettuale” nell’impegno accademico, nell’amministrazione cittadina, negli scritti e nel dibattito civile. Laureati entrambi nel 1957 all’Università di Venezia, nello stesso anno si iscrivono all’Albo degli Architetti Veronesi: l’uno, Calcagni con tessera n. 45, Cenna con il n. 46. Da neolaureati vincono il concorso nazionale per la Casa anziani in via don Carlo Steeb a Verona; loro il progetto dell’ospedale di Legnago. Quindi, la rivisitazione degli spazi espositivi della Gran Guardia; il complesso Palladio e gli interventi al Polo Universitario a Veronetta per la Biblioteca Frinzi e la Corte di San Francesco, ma anche per le facoltà mediche e scientifiche a Borgo Roma. Ultimo lavoro tuttora in corso, l’intervento su palazzo del Capitanio di Fondazione Cariverona. Tra i lavori fuori Verona, ricordiamo la ristrutturazione dello Stadio Olimpico di Torino e il restauro di Palazzo Fulcis a Belluno per il Museo Civico. “Il riconoscimento Ad honorem per l’attività svolta da Calcagni e me mi fa felice e mi vede d’accordo”, commenta l’arch. Cenna. “Non so cosa ne pensi Gigi: quando ne avrò l’occasione glielo chiederò. Ma, ne sono certo, condividerà l’ottima iniziativa”.
“Il premio Architettiverona rappresenta, insieme alla Rivista AV, uno strumento concreto che promuove il ruolo fondamentale di un’architettura di qualità anche nel Veronese e la figura indispensabile dell’architetto. In questo momento storico di particolari difficoltà”, sottolinea Paola Bonuzzi, vicepresidente dell’Ordine, “in cui alla pesante crisi del settore edilizio si è aggiunta la pandemia, valorizzare la qualità delle trasformazioni del territorio dando voce a modelli progettuali innovativi, sostenibili, contestualizzati nel paesaggio e puntare sulla qualità dell’architettura come qualità del vivere, negli spazi privati, in quelli pubblici e nell’ambiente naturale, è una strategia imprescindibile per rilanciare la professione”.
“L’edizione di quest’anno del premio ArchitettiVerona torna a mettere in evidenza una panoramica sull’architettura costruita nel territorio veronese negli ultimi anni: un fermo immagine che attraverso le opere premiate sottolinea i valori culturali e rappresentativi dell’architettura nei diversi ambiti in cui si può esprimere, dagli interni al restauro e al recupero, dalle nuove costruzioni alla scala del paesaggio. Quello che emerge“, conclude l’arch. Vignolo, “è un panorama ricco, vitale e criticamente aggiornato, un invito a tutti, committenti privati e pubbliche amministrazioni, a investire sulle capacità progettuali che Verona offre”.