Nei giorni scorsi tanti studenti veronesi hanno manifestato la loro preoccupazione per il futuro del pianeta. Oggi, 400 giovani di tutto il mondo portano il loro contributo al preforum del G20 sull’ambiente in una kermesse dove ci sta dentro un po’ di tutto – da Luigi Di Maio a Greta Thunberg -, ma che fatta la tara è un ulteriore tassello per una maggiore consapevolezza delle tematiche ambientali per l’uomo comune, quello che poi la transizione energetica la farà, o la dovrà subire, con minor o maggior impegno individuale. Possiamo vedere questo momento in due modi: possiamo buttarla in politica e sottolineare come venga creata una platea di risonanza globale per tirare la volata al sindaco di Milano, Sala, che cerca una riconferma a Palazzo Marino e come questa passerella getti in atmosfera tanta di quella CO2 che figurati…; oppure possiamo avere un po’ di fiducia e preparaci a passare velocemente la mano alle nuove generazioni. Che siano i baby boomers a risolvere i problemi che hanno creato con tanta leggerezza fa in effetti molto strano: che responsabilità possiamo assumerci dopo aver avvelenato i pozzi alle prossime generazioni? quale credibilità abbiamo? quali interessi dobbiamo salvaguardare, oltre ai nostri, dopo quaranta, cinquant’anni spesi nella gestione della cosa pubblica col solo fine dei nostri dividendi?
Nessuna. La risposta è, non abbiamo alcuna credibilità. E’ quindi giusto che siano i Millenials a dettare l’agenda. E dobbiamo imparare a non aver paura di questo: di esempi positivi ne abbiamo diversi anche a Verona. Giovani ingegneri guidano con successo società pubbliche di infrastrutture che dopo Vaia, dopo l’uragano del 2020, stanno mettendo in sicurezza la nostra città; giovani ingegneri sono impegnati nella ricerca dei pannelli fotovoltaici del futuro lavorando alla Saudi Green Iniziative a Ryad oppure scrivono le linee guida della riconversione verde di una tigre asiatica da Ho Chi Minh Ville. La decarbonizzazione dell’economia apre scenari clamorosi per l’Italia e per Verona dove ci sono realtà industriali che da decenni operano nel settore, dove la realtà circolare è insita nella nostra cultura di raccoglitori ed artigiani, dove l’integrazione fra bellezze architettoniche e ingegneria è stata codificata da Leonardo. Pensate soltanto cosa potrebbe fare una realtà che sviluppi tegole fotovoltaiche da calare in un contesto architettonico da salvaguardare come i centri storici italiani ed europei.
E’ evidente, però, che questa agenda non tocca più a noi. Come baby boomers abbiamo realizzato grandi cose. Ma anche solenni cazzate. Lasciare il potere non è mai facile, ma sarebbe bene iniziare a pensare ad una transizione politica oltre che ambientale. Possiamo farlo ora, con calma, oppure coi piedi a mollo nel prossimo futuro