La storia della costruzione e ricostruzione dei ponti di Verona nel Novecento, le figure dei loro progettisti e il tema della tutela delle infrastrutture. Dopo la pausa forzata per la pandemia, da oggi al 23 ottobre ritorna con due diverse mostre il percorso espositivo “I ponti a Verona nel Novecento”, iniziativa coordinata dall’Associazione Agile attraverso il progetto Arcover (Archivi del Costruito del Territorio Veronese in Rete), guidato da un team di giovani architetti e ingegneri che da gennaio 2018 lavora alla digitalizzazione e messa in rete del patrimonio archivistico sulla storia di Verona tra Ottocento e Novecento, proveniente dagli Archivi storici della città.
In Archivio di Stato, nel Magazzino 1, apre la nuova mostra su: “Architettura e Ingegneria”, uno spaccato sull’intensa attività costruttiva che caratterizzò la Verona del Novecento, portando nella città scaligera i migliori ingegneri del tempo – tra tutti, Pier Luigi Nervi – che fecero di Verona un vero e proprio “campionario di opere” dell’ingegneria italiana “d’autore” dell’epoca. Nella hall di palazzo Palazzo Barbieri viene invece riproposta l’esposizione “I Ponti in cemento armato”, sospesa per il Covid. Le mostre raccontano, con due tagli narrativi distinti, la storia e la tecnica costruttiva dei ponti di Verona e le fasi della loro ricostruzione, attraverso le figure dei progettisti che seguirono i lavori, dopo che i tedeschi in ritirata li fecero brillare nel 1945, distruggendo anche i due storici ponte Pietra e Castelvecchio, cui sarà dedicata una futura mostra curata dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio.
Più storico e “urbano” l’approccio nel percorso a Palazzo Barbieri, più tecnico quello sull’ingegneria e l’architettura dei ponti in Archivio di Stato. Le due esposizioni creano un itinerario concreto e non solo ideale tra gli archivi storici della città, unendo per la prima volta il materiale originale e inedito delle due raccolte. “Grazie al materiale dei diversi fondi archivistici e alle nuove connessioni tra gli archivi”, sottolineano i curatori, l’architetto Michele De Mori e l’ingegner Angelo Bertolazzi, “è stato possibile ricostruire nel dettaglio le vicende che hanno coinvolto professionisti, amministratori, popolazione e imprese. Va sottolineato il contributo dell’Ufficio del Genio Civile di Verona che svolse un ruolo centrale nel progetto e nella realizzazione dei ponti veronesi sia negli anni Trenta che soprattutto nei difficili anni della ricostruzione”.
Le esposizioni sono state realizzate in collaborazione con il Comune di Verona, l’Archivio generale del Comune, l’Archivio di Stato e la Soprintendenza. Partecipano all’allestimento la Biblioteca Civica, l’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere e l’Archivio Piero Gazzola. Il percorso espositivo è stato realizzato con il supporto tecnico dell’Associazione Ivres e il patrocinio degli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti di Verona e il Collegio Geometri. Per i cittadini e a scopo turistico e didattico è stata realizzata una mappa pieghevole, tascabile e anche in inglese, che permette una rapida individuazione dei ponti cittadini, cui sono dedicate sintetiche note storiche. La cartina è disponibile nelle sedie delle due mostre e all’Ufficio Turistico del Comune.
Ed ecco i dettagli delle due mostre. “Architettura e ingegneria dei ponti”, aperta fino al 23 ottobre nell’Archivio di Stato agli Ex Magazzini Generali in via S. Teresa, dal lunedì al sabato dalle 9 alle 12. Nei 14 pannelli è sintetizzata l’analisi della costruzione e ricostruzione dei ponti di Verona nel Novecento: ponte Catena (1929), ponte San Francesco (1929), ponte della Vittoria (1930); e poi i ponti in cemento armato: ponte Garibaldi (1935), ponte Umberto/ponte Nuovo (1936), ponte delle Navi (1937) e ponte Aleardi (1950). Il tutto raccontato con un’inedita visione d’insieme che inserisce l’intensa attività costruttiva nello sviluppo urbano di Verona e mediante le figure dei progettisti che, accanto al Genio Civile di Verona, ne furono i protagonisti. Lavorarono a Verona illustri esponenti dell’ingegneria italiana, come “consulenti tecnici” delle imprese edili: da Luigi Santarella a Giuseppe Albenga, da Arturo Danusso a Luigi Stabilini fino a Pier Luigi Nervi, che firmò la ricostruzione del Ponte del Risorgimento (1966) e in seguito il deposito della Biblioteca Civica.
“I Ponti in cemento armato”, nella hall di Palazzo Barbieri, sempre fino al 23 ottobre con orari 9-17 in settimana e 9-12.30 il sabato. La mostra ripropone in 40 pannelli la storia dei ponti di Verona costruiti in calcestruzzo armato, il materiale moderno per eccellenza. Disegni tecnici, fotografie, lettere, computi metrici e modellini tridimensionali dei ponti in scala 1:200, realizzati in sezione per renderne visibile la struttura interna in funzione didattica.
Questa mostra è visitabile anche online con un tour virtuale interattivo a 360° con il team di Verona360 accedendo al sito www.verona360.it.
Il progetto Arcover è stato avviato nel gennaio 2018 da un team di giovani architetti e ingegneri (Michele De Mori, Angelo Bertolazzi, Marco Cofani, Silvia Dandria, Enrico Mischi, Johnny Nicolis, Davide Rizzi e Nicholas Nicolis), con l’obiettivo di digitalizzare, condividere e mettere in rete il materiale documentario – fotografie, mappe, cartografie – sulla storia di Verona tra Ottocento e Novecento. Sostenuto da Fondazione Cariverona ha come partner l’Archivio di Stato di Verona, la Soprintendenza Archeologica, di Verona, Rovigo e Vicenza e il dipartimento Icea dell’Università di Padova, oltre a enti e associazioni del territorio.