Ieri, in occasione della Festa nazionale cinese, 38 aerei militari cinesi, fra cui caccia J-16 e bombardieri nucleari H-6 sono entrati nello spazio di difesa e identificazione taiwanese in due separate incursioni. Taipei ha risposto facendo alzare in volo alcuni caccia e allertando i sistemi antimissile. “La Cina ha un atteggiamento bellicoso e dannoso per la pace regionale e compie atti di bullismo”, ha dichiarato il premier taiwanese, Su Tseng-chang.

Taiwan, la cui capitale Taipei è nell’isola di Formosa, è formata da alcune isole sulle quale si sono rifugiati i membri del Kuomintang sconfitti dai comunisti di Mao-tze-tung che costituirono nella Cina continentale l’attuale Repubblica Popolare Cinese. Taiwan, che non riconobbe mai la vittoria comunista, rivendica di essere il vero stato cinese, ma non è riconosciuta diplomaticamente anche se intrattiene relazioni economiche con l’occidente. Pechino, dal canto suo, non ha mai rinunciato a rivendicare la sovranità su Taipei e l’incursione aerea di ieri è un atto dimostrativo finalizzato a dimostrarlo. 

Questa vicenda ricorda quella di Hong Kong. Con una differenza: che il passaggio di Hong Kong alla Cina è avvenuto pacificamente alla scadenza della concessione alla Gran Bretagna, mentre Taipei rappresenta una questione interna alla Cina nella quale una soluzione tranquilla è molto meno probabile. Anzi, una volta liquidata la faccenda di Hong Kong, che sta venendo completamente omogeneizzata al resto della Repubblica Popolare nonostante alcune resistenze degli abitanti, restii a mutare le loro abitudini distano occidentale, il timore è che Pechino decida di annettersi Taipei con la forza. Il che potrebbe diventare un pericoloso casus belli qualora gli Usa decidessero di difenderne l’autonomia.