Il turno elettorale di domani 3 ottobre e dell’eventuale ballottaggio del 18 è stato avvelenato da due episodi tendenti a screditare il centrodestra. Il primo, il caso Morisi, che crea problemi alla Lega. Il secondo, il caso Fidanza, li crea a Fratelli d’Italia. Di Morisi s’è già detto abbastanza. Di quello che è successo a Fidanza, deputato e capo delegazione al Parlamento Europeo, s’è parlato meno perché il caso è scoppiato l’altro ieri, ma sempre giusto in tempo per poter in qualche modo interferire sul voto. Fidanza è di Milano, dove s’è svolta tutta la vicenda ed a Milano domani si vota. Che combinazione! E se Morisi è di Verona, dove non si vota, il prodotto non cambia in quanto va contro Salvini, di cui era uno strettissimo collaboratore.
Fidanza, che nel frattempo si è auto-sospeso dal partito, sarebbe stato incastrato da 100 ore di filmate presi di nascosto da un emissario di Fanpage che si era infiltrato fra i suoi collaboratori. La Meloni vuole vederci chiaro e ha chiesto alla testata online di vedere tutte le 100 ore di filmati e non solo i frammenti estrapolati per incastrare Fidanza.
Ma la valutazione politica è un’altra, a prescindere dalle responsabilità. E’ difficile non pensare che esista un disegno per indebolire il centrodestra e non prevedere che di episodi similari da qui alle politiche ce ne saranno altri. Perché l’obiettivo, fin da quando Mattarella s’è rifiutato di andare a elezioni anticipate, è quello di tirare in lungo nella speranza – e forse non solo nella speranza- che nel frattempo qualcosa succeda per non far vincere le politiche alla destra. E allora ecco arrivare questi due episodi alla vigilia del test elettorale di domani.
Un test che comunque dirà poco. La valenza politica delle comunali di città anche importanti come Roma, Milano e Torino non è più quella di una volta, quando si affrontavano i Rutelli, i Veltroni, gli Alemanno, i Marino o la stessa Meloni. Oggi i candidati non sono figure di peso. Ragion per cui anche il risultato dal punto di vista politico peserà pochino.