Il tema dell’abolizione della caccia è presente da anni. Quando l’Italia era ancora un paese agricolo l’attività venatoria era accettata come qualcosa di normale, connaturato con con quel tipo di società. Oggi non è più così. Agricoltura e caccia non sono più un tutt’uno. Addirittura a volte configgono per la necessità degli agricoltori di avere rispettate le colture e le proprietà. E’ mutata anche la sensibilità generale nei confronti della natura e degli animali ed ormai i cacciatori sono una piccola minoranza. Senza contare gli incidenti, a volte anche mortali, che si verificano durante la stagione venatoria. Si calcola che gli italiani contrari alla caccia siano circa l’80%.
In questo quadro s’inserisce la proposta di referendum per abolire la caccia per legge.
Il Comitato Referendum Si aboliamo la Caccia fa presente che la Direttiva Europea 319 del 1979 sembrerebbe una norma che si preoccupa di difendere e preservare la fauna selvatica. E’ piena di buone intenzioni. Vieta di uccidere gli uccelli o di catturarli; di distruggere i nidi e rubare le uova e di disturbarli. Peccato che a tutto ciò sia premessa questa frase: “Fatte salve le disposizioni degli articoli 7 e 9”. E qui c’è il trucco.
Quello che ad una prima lettura può sembrare un divieto assoluto di uccidere e danneggiare quello che è un patrimonio indisponibile dello Stato, cioè di tutti i cittadini, poi grazie alla deroga degli artt. 7 e 9 della stessa Direttiva diventa un permesso di cacciare.
La deroga infatti vanifica il senso della Direttiva regolandola con parametri talmente variabili, opinabili e adattabili alle esigenze dei cacciatori da annullarne il senso.
In questo scenario si inserisce la legge 157 del 1992 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. E’ la legge su cui s’impianta tutta l’attività venatoria e la regola anche a livello locale. E il buon proposito enunciato all’art. 1 che dichiara la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, viene poi annullato disciplinandone la “sottrazione”, con modalità che sono diventate via via più invasive e sfacciate nei confronti dei cittadini italiani.
Nel testo proposto dal Comitato Referendum Si aboliamo la Caccia c’è la richiesta di cancellazione totale delle sanzioni penali e amministrative previste dalla legge 157 non tanto per venire incontro ai cacciatori, ma per passare alle sanzioni più pesanti previste dal Titolo IX° bis del Codice Penale, in particolare gli artt. 544 bis e 544 ter.