Secondo il direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova e star televisiva il green-pass fatto così non serve. Lo ha dichiarato all’Adnkronos:
“Forse occorre pensare ad un Green pass diverso, alla francese, previsto solo per i vaccinati o i guariti, oppure così non serve. Meglio allora congelarlo per i luoghi di lavoro e ripartire tra un po’ di tempo. Un conto è usare il certificato verde al ristorante, al teatro o allo stadio, ma per entrare a lavoro è diverso. Secondo me a questo punto è meglio che si decida per l’obbligo vaccinale perché così diventa un tamponificio, mentre l’unico modo per avere la sicurezza è fare un tampone il giorno stesso; 2-3 giorni dopo non è la stessa cose e aumentano i rischi”.
Il 15 ottobre scatterà l’obbligo del green pass al lavoro e quelli che non si vogliono vaccinare dovranno fare un tampone ogni due giorni se non vogliono essere lasciati a casa con tutto quel che ne consegue. Per mitigare la situazione le Regioni chiedono di portare a 72 ore la durata della validità dei test, ma così il green pass diventa inutile. Poi dalle 72 ore si passerà al tampone una volta alla settimana… “Come al solito abbiamo fatto il Green pass all’italiana, mentre andava fatto alla francese: lo ottieni se ti vaccini, se hai fatto la malattia o se hai problematiche vere.”
A questo punto è davvero meglio che il governo renda il vaccino obbligatorio senza nascondersi dietro il dito del green pass.