Le baby-gang” imperversano a Verona. Anche ieri un uomo è stato picchiato selvaggiamente da un gruppo di giovani arabi senza motivo ed è finito in ospedale. Nei quartieri periferici come Borgo Roma o Saval è frequente che dei gruppi di ragazzi cerchino di attaccar briga per poi avere il gusto di picchiare, di fare del male a delle persone che hanno la sventura di passare di lì, a portata di mano della loro voglia di scatenarsi a pugni e calci contro qualcuno. Comincia a diventare pericoloso anche sostare in macchina. E’ successo che delle baby gang cerchino di attirare fuori dall’auto con offese l’automobilista per poi poterlo picchiare. Ovviamente sempre in sette-otto contro uno. Violenti, vigliacchi, stupidi e particolarmente pericolosi perché molti hanno in tasca un coltello. 

Non si tratta più di episodi sporadici. Il fenomeno comincia ad essere preoccupante, tanto che se n’è occupato anche il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica.

Verona è sempre stata una città piuttosto tranquilla. I prefetti ed i questori che si sono succeduti negli anni hanno sempre dato atto che il livello di sicurezza dei cittadini è buono. Ma evidentemente adesso le cose stanno cambiando. L’amministrazione comunale con gli strumenti che ha fa il possibile. Ma è lo Stato che deve intervenire col pugno di ferro. Questi giovinastri devono trovare qualcuno che insegni loro come si vive dalle nostre parti, come ci si deve comportare. Basta passare in via Manin, tanto per fare un esempio, e si capisce subito che aria tira. Idem in certe altre zone della città. 

Parlare di “baby gang” porta a minimizzare. Fa pensare a dei bambini. Ma questi sono uomini a tutti gli effetti. Sono bande di delinquenti in erba. Ma chiediamoci perché questo fenomeno esce oggi e non c’era ieri. Semplice. Perché i figli degli immigrati dal Magreb crescono e sono tanti.

Nelle periferie abitate da immigrati arabi si concentrano molti adolescenti, accomunati da cultura, abitudini ed educazione diverse dalle nostre. Soprattutto hanno un senso d’aggregazione derivante dalla comune identità, e dalla frustrazione di sentirsi diversi rispetto ai loro coetanei italiani. E per indole e cultura sono aggressivi. E poi giovani delinquenti crescono.