Il Comune di Verona ha ultimato tutti i passaggi e Amia torna in-house. La scelta salvaguarda i posti di lavoro ed evita l’indizione di una gara europea. E non è poco. Inoltre razionalizza un servizio pubblico strategico anche nell’ambito della transizione ecologica separando la raccolta dei rifiuti dallo smaltimento. La prima verrà gestita dal Comune. La seconda verrà data ad Agsm-Aim, che gestisce l’energia. E siccome dai rifiuti si ricava energia è logico che sia così. Questo vale per Verona che rappresenta un terzo della popolazione dell’intera provincia. E gli altri comuni che cosa faranno?
In teoria i 58 comuni che oggi si avvalgono del servizio di Serit rischiano di rimanere scoperti perché il contratto in essere, dopo l’ennesima proroga, scade il 31 dicembre, stante un chiaro parere di Anac. Le possibili soluzioni soluzioni sono due. La prima è l’acquisizione in-house di Serit da parte di tutti e 58 i comuni che costituiscono il Bacino Verona Nord. Una soluzione che però implica tempi lunghi. Impensabile attuarla entro la fine dell’anno.
La seconda è quella proposta da 20 dei 58 comuni, tutti del lago o adiacenti, e quindi appartenenti ad un’area omogenea, che vogliono utilizzare l’Azienda Gardesana Servizi, già abilitata a svolgere il servizio di raccolta rifiuti, che potrebbe anche garantire i posti di lavoro attualmente impiegati da Serit.
Questi 20 comuni, tutti soci di Ags, chiedono al presidente del Bacino Verona Nord l’affidamento diretto del servizio di igiene urbana, rendendosi disponibili a partecipare, collegialmente agli altri 38 municipi, agli investimenti necessari per la trasformazione e lo smaltimento unitario dei rifiuti. Ora bisogna capire quale sarà il prezzo del ramo d’azienda di Serit che Agsm-Aim vorrà comunicare. Sul tavolo resta ancora il progetto di creare un’unica società di raccolta per tutti i 98 Comuni della provincia scaligera, ipotesi che – al momento – non registrerebbe però l’interesse dei Comuni gardesani e della Bassa.