(di Bulldog) Alzi la mano chi sta cercando senza successo in queste ore di trovare imprese e fornitori per effettuare lavori nella propria casa, utilizzando il superbonus del 110%. Alzi la mano chi sta ottenendo risposte dalle imprese diverse da queste: «Iniziamo ad eseguire i nuovi lavori soltanto dopo il prossimo giugno» oppure «Accettiamo commesse per i nuovi tetti, o le nuove finestre, soltanto per il 2023» e ancora «Volentieri, ma i pannelli solari sono bloccati nei porti cinesi e le prossime consegne arriveranno, forse, da dicembre in avanti». Ci sono privati veronesi che sono andati a comprare gli infissi per la propria casa in Germania, un bel weekend a Monaco con sosta nelle fabbriche bavaresi.
Ora, i vari bonus per l’edilizia hanno rappresentato una indubbia genialata. Non c’è stata misura dei governi italiani più efficace di questa: alla gente non pare vero di poter mettere mano contemporaneamente a due passioni: la propria casa e pagare meno tasse. I vantaggi per l’erario sono evidenti: l’obbligo di fatturazione ha fatto emergere moltissimo nero con un beneficio dei conti innegabile grazie a Iva, Irpef, contributi Inps. Per non parlare del risparmio energetico e della riduzione delle emissioni di CO2. Certo, si tratta di una misura costosa – diversi miliardi a regime – ma non avremmo il Pil a più 6% e migliaia di nuovi occupati se non ci fosse stata la leva dei bonus. Finalmente anche l’Italia è capace di una politica win-win.
Qual è l’inghippo, allora? Le famiglie e le imprese italiane non possono aderire oggi ai bonus edilizi per la semplice ragione che il mercato è bloccato: mancano le materie prime, le forniture sono al lumicino, e mancano pure i muratori. C’è chi accende i ceri per avere un gessino moldavo che venga da Padova a fare un po’ di lavori…Com’è possibile che una persona intelligente come Mario Draghi voglia bloccare i bonus, imponendo una tagliola al 2022 e negando la proroga di questo strumento per il 2023? Ammesso e non concesso che lo stock di lavori ordinati ma ancora da fare venga smaltito nel 2023 e, invece, non serva andare oltre, al 2024…
In fondo, non è certo colpa dei proprietari immobiliari se la globalizzazione ha portato in Cina tutti i produttori; non è colpa delle famiglie e delle imprese se un reshoring non potrà avvenire che in tempi lunghi; non è colpa dei clienti se le imprese hanno dovuto operare just-in-time perché il mercato immobiliare è rimasto bloccato per anni. La gente vuole fare i lavori; le imprese vogliono lavorare; le banche vogliono finanziare perché col 110% è un giro di cassa sicuro che lascia un buon margine.
E’ troppo chiedere che, in sede di revisione della legge di bilancio, questa tagliola temporale venga rimossa? Che si tenga in considerazione il blocco dei commerci attuale; il rincaro delle materie prime; l’aumento di costo delle forniture? Allungare i tempi del superbonus vorrebbe dire abbattere la febbre dei prezzi e ridurre l’impatto dei bonus stessi sui conti pubblici. Vorrebbe dire ridurre gli infortuni nei cantieri edili dove i muratori lavorano sotto stress per chiudere in fretta gli incarichi. Vorrebbe dire alla mano invisibile del mercato che il governo italiano lavora per la crescita e che dà fiducia a chi vuole – finalmente – investire.