Mentre a Melbourne finisce il lockdown più lungo del mondo, nove mesi chiusi in casa, nel Regno Unito ed in Russia comincia a farsi strada l’idea di nuove chiusure, magari parziali, ma pur sempre chiusure. Il motivo è che i contagi corrono. Le due situazioni sono diverse. Gli inglesi hanno gestito la pandemia a modo loro, in maniera altalenante. Prima Johnson, mentre in Italia eravamo chiusi, sosteneva che bisognava lasciare aperto tutto, che la gente si ammalasse, che morisse chi doveva morire e che così si sarebbe raggiunta l’immunità di gregge. Poi anche Londra ha chiuso, correndo ai ripari non appena era uscitoli vaccino. Vaccinazione a tutti, ma con una dose con Astra Zeneca. Quindi riaperture e meno restrizioni che da noi. Oggi i contagi corrono e aumentano anche i morti, tanto da preoccupare le autorità al punto di pensare a dei mini lockdown.
Anche in Russia la pandemia ha una recrudescenza, ma perché lì i vaccinati con lo Sputnik non arrivano al 30% e per di più pare che quel tipo di vaccino non copra come il Pfizer o il Moderna. Tutto questo dimostra che alla fin fine in Italia la pandemia è stata gestita meglio che in altri paesi. Il generale Figliuolo, che dopo la cacciata di Arcuri, ora indagato per il sospetto che ci abbia guadagnato approfittando della sua posizione di commissario per la pandemia, ha gestito al meglio la campagna vaccinale, ha comunicato che ormai viaggiamo attorno al 85% di vaccinati e che, una volta raggiunto il 90%, forse sarà possibile perfino togliere il Green Pass. Una cosa però è emersa dall’esperienza della pandemia: che a causa delle varianti l’immunità di gregge, che in un primo tempo era un’obiettivo di tutti gli stati, è impossibile da raggiungere.