Per tre quarti di gara sembrava tornato il Verona delle prime tre gare. E giustamente stava perdendo. Niente a che fare con la squadra che aveva quattro peri alla Lazio tre giorni fa. L’Hellas sceso in campo a Udine era l’ombra di sé stesso. Ed è andato sotto subito, dopo tre minuti. Una squadra inesistente, succube di un’Udinese che sembrava il Real Madrid, più per demerito gialloblù che per merito bianconero.
Ed effettivamente Tudor aveva pensato bene di far rifiatare i pezzi da 90 protagonisti degli ultimi successi e del bel gioco. Per 70 minuti i padroni di casa hanno fatto quello che volevano ed il Verona nemmeno un tiro in porta. Quasi non volessero disturbare l’ex portierone Silvestri. Poi Tudor s’è risolto rimandare in campo i Lazovic, gli Ilic, i Simeone e i Caprari. E la musica è cambiata. Tutta un’altro squadra, tutto un altro gioco. E’ così è arrivato anche il rigore trasformato da Barak. Salvato il risultato e anche la faccia. Ma rimane un po’ d’amaro in bocca. L’Udinese avrebbe meritato di vincere, ma questo è il calcio. Però non è questo il punto. Quello che preoccupa è che il bel gioco, la vivacità e la capacità realizzativa del Verona paiono legate a quei quattro/cinque giocatori, senza i quali il Verona di Tudor sembra tornato essere quello di Di Francesco. Speriamo che non sia così. Che sia solo questione di dare del tempo a tutti per amalgamarsi e per giocare secondo le indicazioni di quello che si sta affermando come degno successore di Juric.