(di Bulldog) Generali ha chiuso con una percentuale molto importante – l’84,5% delle azioni sul mercato – l’OPA lanciata per mettere mano a tutte le azioni Cattolica sul mercato, togliere dal listino il titolo scaligero, e fondere nel colosso giuliano la compagnia di Lungadige Cangrande. Sino a venerdì mattina, la soglia raggiunta era di poco superiore al minimo richiesto, la metà del capitale più una azione. Poi, nell’ultima giornata utile, è arrivata la grande adesione di massa dei piccoli risparmiatori che ha cancellato il pericolo di un flop di immagine.
Non ha inciso il ruolo della Fondazione CariVerona che da un anno, più o meno, ha usato il proprio pacchetto di titoli Cattolica per fare trading e guadagnare quindi dai rialzi e dalle cadute di valore del titolo durante le giornate borsistiche. Alla fine aveva in portafoglio poca roba. Chiunque di noi ha avuto azioni Cattolica o conosce qualcuno che ne ha possedute. Sappiamo quanto pesante è stato il “bagno di sangue”: un calcolo dell’associazione dei piccoli azionisti ha calcolato una cifra, mai smentita: 700 milioni di risparmi di veronesi bruciati, perduti.
I piccoli azionisti in questi anni non hanno goduto dei benefit e delle rendite di chi questo danno ha generato: non hanno avuto compensi milionari per stare nei consigli d’amministrazione a dire signorsì; non hanno avuto affari da gestire; non hanno fatto viaggi in giro per il mondo per svolgere consigli d’amministrazione in località di lusso. Non hanno ricevuto la benedizione del Centro Toniolo e non hanno avuto, di conseguenza, il privilegio di far parte della ristretta cerchia che, fra una scuola di politica e un’altra, ha fatto man bassa di incarichi pubblici e privati. No, il parco buoi ha avuto soltanto il privilegio delle risottate alle assemblee per dare il proprio voto a lorsignori.
Quei 700 milioni mancanti non sono “colpa” delle Generali. I colpevoli hanno nomi e cognomi ben noti a Verona, viventi e defunti. Continueranno a fare i loro giochi, cercando altri polli da spennare oppure altri incarichi pagati col denaro pubblico. Lorsignori in pochi anni hanno perso due banche in città (più almeno un paio di tentativi abortiti di microbanche locali), una compagnia assicuratrice quotata, un aeroporto e rischiano di perdere anche la fiera.
Ma hanno perso soprattutto il gran capitale di fiducia che le genti veronesi per generazioni hanno dato alle loro classi dirigenti convinte che avrebbero fatto del bene: chi potrà mai adesso andare a chiedere loro di investire i risparmi in una municipalizzata da quotare, in una holding pubblica per il rilancio del territorio, in un’altra realtà finanziaria? Oggi la Curia col Toniolo ci parla di Bibbia e giustizia. Doveva chiamare il giudice Nordio qualche anno fa, prima che i buoi scappassero. Quando i mercanti erano nel Tempio. Oggi, sembra solo una presa per i fondelli.