Sulla vicenda Prosek, Unione italiana vini (Uiv) – che con i suoi associati rappresenta circa il 75% della produzione e imbottigliamento di Prosecco – è particolarmente sorpresa e preoccupata dall’approccio ‘bicefalo’ assunto dalla Commissione nel suo compito di difensore del sistema delle indicazioni geografiche che essa stessa ha contribuito a creare. Da un lato, infatti, Bruxelles conduce un importante lavoro a livello internazionale per proteggere le denominazioni di origine europee negli accordi con i Paesi terzi, dall’altro, vorrebbe consentire il riconoscimento di una menzione omonima che evoca la denominazione Prosecco proprio in ambito comunitario. Con il risultato di indebolire la protezione e la reputazione di una delle Dop di maggiore successo, che da sola rappresenta un terzo delle importazioni mondiali di vino spumante e oltre l’80% degli sparkling imbottigliati in Italia (525 milioni di bottiglie).
In occasione della riunione conclusiva di oggi a Venezia da parte del gruppo di lavoro sul dossier Prosek, la principale associazione del settore ritiene che l’eventuale riconoscimento del vino croato con menzione tradizionale omonima non rappresenterà solo un inganno ai consumatori, ma avrà anche l’effetto di diluire e sfruttare la reputazione e il riconoscimento creati negli anni da un’indicazione geografica anche attraverso ingenti investimenti, compresi quelli effettuati per proteggere il nome dalle violazioni, sia in ambito comunitario che nei Paesi terzi. Un lavoro, quello del Prosecco, che ha determinato un effetto traino nell’export del made in Italy enologico con una crescita delle vendite degli spumanti tricolori del 400% negli ultimi 20 anni. L’Osservatorio del vino Uiv registra inoltre un’impennata dell’export nei primi 7 mesi di quest’anno, con il Prosecco che è cresciuto a valore del 32% per un corrispettivo vicino ai 700 milioni di euro.
Uiv, che plaude al ministero dell’Agricoltura, al sottosegretario, Gian Marco Centinaio, e al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, per il metodo di lavoro e di condivisione adottati, sottolinea infine come tutti i soggetti istituzionali coinvolti siano riusciti a far squadra, a lavorare come sistema Paese. Segnale che l’immagine del vino come settore frammentato e diviso, figlio di 100 campanili e oltre 500 denominazioni, non corrisponde alla realtà e appartiene a una narrativa che fa comodo a chi vuole il comparto debole. Da parte sua, Uiv è impegnata, come concordato con il Mipaaf, a manifestare direttamente questa contrarietà al commissario all’Agricoltura Wojciechowski, anche coinvolgendo i propri partner internazionali, in primo luogo il Comité Vins che rappresenta le imprese vitivinicole europee.