La commemorazione del 4 Novembre e la trasmissione del un docu-film Rai sul milite ignoto ci fanno ricordare i 650 mila morti della 1^ guerra mondiale. Uomini, giovani da tutt’Italia, giovanissimi come i “ragazzi del ’99”, furono inviati al fronte per combattere una guerra di cui poco sapevano. L’analfabetismo era ancora diffuso in un paese agricolo unificato da poco. Il contadino siciliano spedito a combattere in Veneto non sapeva granché dei motivi per i quali doveva andare a rischiare la vita in un luogo così lontano da casa. E siccome la vita era l’unica cosa che possedeva, doveva essere molto difficile andarla a mettere a repentaglio per qualcosa di poco chiaro. Senza contare i tantissimi che il fronte lo evitarono perchè “arruolati” nel più sicuro apparato industriale.
Scattava allora la rigida disciplina militare che suppliva alla mancanza di motivazioni. Così i soldati venivano mandati al macello fuori dalle trincee con molta leggerezza dai comandi collocati al sicuro dalle bombe nemiche. Dietro c’erano i carabinieri che sparavano a chi non si lanciava all’assalto. I disertori furono molti. Vennero fucilati sul posto. Anche l’autolesionismo divenne un fenomeno diffuso e punito pure con il plotone d’esecuzione. Molti furono i caduti sul campo di battaglia. Eroi, consapevoli e motivati.
Ma molti furono anche quelli fucilati per non aver voluto sottostare ad una disciplina che imponeva loro di fare cose che non avevano capito e che nessuno aveva spiegato loro.
Nella società di allora, autoritaria e per nulla democratica, il popolo non contava niente. E i soldati erano popolo. Le scelte, anche discutibili come quella di cambiare nemico dalla sera alla mattina, erano nelle mani del Re e di pochissimi. Simbolo di questo meccanismo oppressivo e violento, oltre che di un’ottusa interpretazione della disciplina militare, fu il generale Luigi Cadorna, responsabile della sconfitta di Caporetto e di centinaia di migliaia di soldati mandati inutilmente al massacro o ingiustamente fucilati dai plotoni d’esecuzione per violazioni del regolamento militare. Bisogna cambiare subito il nome a piazzale “Cadorna”, all’ingresso di borgo Trento per chi proviene dal centro. E’ inammissibile che adiacente al Ponte della Vittoria ci sia un toponimo dedicato al responsabile del massacro e dell’assassinio di tanti soldati italiani. Che l’amministrazione provveda subito.