Da Verona, dove è presente in occasione della Fieracavalli sia nella veste di presidente del Veneto sia in quella di appassionato, Zaia ha affermato che ”la Lega non è nata per avere correnti, e lo dico io che vengo sempre accusato di essere un bastian contrario. Ha una graniticità unica”.
“Se fossimo un partito che fa le riunioni nelle cabine telefoniche – ha continuato- capirei. Ma siamo un grande partito con 800 sindaci e governatori, siamo comunque un partito di governo a prescindere dalla nostra posizione sul Governo. E’ giusto che ci sia un dibattito, poi ci deve essere una sintesi”.
E commentando il Consiglio Federale della Lega tenuto ieri ha detto: “ieri c’è stata una bella riunione, durata tre ore, tutti hanno detto la loro, nessuno è stato messo all’indice. Poi il nostro segretario, che non è mai stato messo in discussione, ha fatto la sintesi”.
Il motivo di questa presa di posizione è chiaro. Zaia vuole smentire tutte le voci che ricorrono insistentemente che lo vorrebbero a capo della corrente della Lega “di governo” assieme al governatore del Friuli-Venezia Giulia Fedrigo e il Ministro della Sviluppo economico Giorgetti. “Niente correnti” dice Zaia per allontanare qualsiasi sospetto di una fronda nei confronti di Salvini che non sembra in discussione. Ma demonizzare le correnti è un grave errore.
Proprio perché la Lega è “un grande partito” è inevitabile che si formino delle correnti di pensiero, di linea politica. Sono manifestazioni di libertà e vitalità. E’ fisiologico in qualsiasi consorzio umano che si manifestino posizioni diverse. E’ invece da evitare che le correnti siano solo aggregati di interesse. Peggio ancora che non esistano proprio per supina acquiescenza al “capo”. Ciò solitamente precede la fine di quel partito.