Basta ciurlane nel manico. Il ragionamento Zaia lo aveva già fatto durante le ondate precedenti. Non ci sta ad avere ancora una volta il Veneto come regione con più positivi. Lo aveva detto e lo ripete: dare il numero dei positivi in valori assoluti non significa nulla ed è fuorviante.
“Dal 21 febbraio 2020 abbiamo fatto 16 milioni di tamponi. Abbiamo puntato su test e contact tracing. Così scoviamo il virus. A oggi abbiamo triplicato il numero dei test. Ma dire che il Veneto è la regione con più positivi non è corretto” afferma Zaia intervistato dalla Palombelli a Stasera Italia.
“Nelle ultime 24 ore abbiamo avuto 780 positivi, il vero dato è l’incidenza” cioè il numero di positivi in rapporto ai tamponi effettuati. “Siamo a 0,78, un incidenza bassa. Il fatto è che noi andiamo a caccia dei positivi mentre qualcun altro” non lo fa o “non riesce a farlo perché non ha una macchina rodata come la nostra”.
E’ sempre lo stesso ragionamento che aveva fatto anche quando, l’anno scorso, sembrava che il Veneto fosse impostato dal Covid a causa dell’alto numero di positivi che emergeva dai test. Nel Veneto si sono sempre fatti tanti tamponi e quindi sono sempre stati scovati tanti positivi. Ma non è che se una regione è disorganizzata o non fa i test per questo non abbia contagi. Anzi. Diventa pericolosa per sé stessa e per gli altri. Per lo stesso motivo per cui non è che uno è sano perché non ha fatto il tampone. Potrebbe essere contagioso e non saperlo. Ecco, è questa la differenza che Zaia ha sempre tenuto a mettere in evidenza. Il Veneto è virtuoso ed onesto anche nel fare i test. Si può dire altrettanto anche dilatare regioni?