Anche se Enrico Letta non vuole, in testa all’agenda politica ormai c’è il toto-presidente. Preferisce che non se ne parli, così ci pensa lui, che fino a qualche mese fa abitava a Parigi. E invece bisogna parlarne. Anche perché non manca tanto. Il Presidente della Repubblica si elegge a febbraio. 

Il capo dello Stato dopo la 1^ Repubblica ha assunto un peso maggiore. Fino al 1994 chi andava al Quirinale era più che altro una figura di rappresentanza. Non interveniva nella vita politica. Lì c’erano i partiti. Ci pensavano loro. Avevano peso e personalità sufficienti. La 2^ Repubblica è stata un periodo di transizione. Con la 3^ è cambiato tutto. I partiti contano sempre meno. In più c’è l’Europa che interviene pesantemente negli affari interni. E’ Napolitano, succeduto a Ciampi, che entra a gamba tesa nella politica, destituisce Berlusconi e nomina capo del governo Monti, un cittadino qualsiasi non eletto da nessuno. 

Inizia così il processo di presidenzializzazione della Repubblica. Il Capo dello Stato, sfruttando al massimo la prerogativa affidatagli dalla Costituzione, nomina i capi del governo che vuole lui, infischiandosene che siano personaggi eletti dai cittadini. Non era mai successo. E’ così che è accaduto con Renzi, con Conte e con Draghi.

Insomma il Capo dello Stato riempie il vuoto lasciato da dei partiti sempre più svuotati di rappresentanza, per nulla democratici e partecipati. E quindi meno forti e autorevoli. Questa è la situazione attuale. Cui s’aggiunge la presenza al governo di Draghi, una personalità fortissima, paragonabile al Berlusconi nella 2^ Repubblica. 

Logica vorrebbe che fosse Draghi il Presidente. Ma la sua presenza al governo sembra insostituibile. Quindi Mattarella dovrebbe prolungare. Ma non ci sente. Ecco allora la soluzione di cui già abbiamo detto: Draghi al Quirinale e un suo fido capo del governo. Così si arriva alla Repubblica Presidenziale di fatto. Quella che chiedeva Almirante 50 anni fa. Non hanno avuto il coraggio di riformare la Costituzione nel senso che suggeriva la destra. Ma in un modo o nell’altro la Repubblica Presidenziale arriva lo stesso. All’italiana. Alternative? Berlusconi al Quirinale e Draghi a Palazzo Chigi? Sarebbe un’ottima saldatura. Ma il Cavaliere rimane divisivo. E fuori età. Prodi? No, basta, c’ha già provato. E poi anche per lui vale l’anagrafe. Una donna? Non ce ne sono con lo standing adatto. Adesso salta fuori Amato, ma anche lui è fuori età. E poi è quello che nel 1992 ci ha fregato i soldi dal controcorrente. Non se ne va fuori. Ma perché Letta non vuole che se ne parli? Non è che ha in mente qualcuno che non vuol dire?