Il primo insediamento del lupo in Veneto risale al 2012 con la coppia stabile in Lessinia, a seguito del naturale fenomeno di dispersione, caratteristico della specie; in meno di dieci anni la popolazione di lupo nel territorio regionale è cresciuta e viene oggi stimata in non meno di 16 branchi riproduttivi, (alcuni ricadenti in parte anche in territorio trentino e friulano) che occupano in forma stabile oramai l’intera fascia pedemontana e parte dell’area alpina. Si registrano inoltre le prime presenze stabili – in questo caso di individui solitari – anche nei territori del Colli Berici ed Euganei. Sono parallelamente aumentati negli anni i danni da predazione a carico del bestiame domestico al pascolo: nel 2020 sono stati contati 290 eventi predatori accertati e 813 capi uccisi (di cui, 478 ovi-caprini, 118 bovini, 55 asini), a fronte dei quali sono stati erogati un totale di € 290.678 di contributi a titolo di indennizzo. I dati dei primi 7 mesi del 2021 sembrano mostrare una diminuzione in termini generali degli eventi predatori, sebbene ad oggi siano comunque già stati erogati e liquidati oltre 200.000 euro e a titolo di indennizzo.
Si è svolto oggi l’incontro, il primo nella nuova legislatura, del “Tavolo regionale di partecipazione e informazione per la gestione del lupo e dei grandi carnivori”, istituito con delibera di Giunta n. 214/2017. Nel corso dell’incontro sono stati presentati, a cura degli uffici tecnici regionali, i dati sulla presenza e gli impatti dei grandi carnivori, in particolare del lupo, in Veneto negli ultimi tre anni. Inoltre, sono stati illustrati i risultati della ricerca del professor Marco Apollonio, ordinario del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari, condotta tra il 2018 e il 2021, nell’ambito del “Progetto di gestione proattiva del Lupo in Veneto mediante telemetria satellitare”, finanziata dalla Regione Veneto con 294.000,00 € (di cui 150.000 euro stanziati nel 2018 e ulteriori 46.000,00 euro concessi per la realizzazione di altre attività nel 2021).
“Il tema dei grandi carnivori e del lupo in particolare, è tra quelli che ‘impegnano’ fortemente l’amministrazione pubblica, sia sul piano politico che amministrativo – spiega l’assessore regionale alla Caccia, Cristiano Corazzari -. In Veneto abbiamo assistito a una rapida evoluzione distributiva della specie che porta con sé sfide gestionali importanti, dalla protezione del bestiame al pascolo e la salvaguardia delle attività economiche tradizionali, alla gestione di esemplari confidenti, che sempre più spesso vengono avvistati in prossimità di insediamenti abitativi. Sono sfide che richiedono aggiornamenti normativi, impegno economico e risorse umane qualificate. Se dal punto di vista normativo stiamo assistendo negli ultimi anni, purtroppo, a un’impasse su importanti iniziative a livello nazionale, come l’approvazione del nuovo piano di gestione del lupo e dello schema di aiuti di stato per l’indennizzo dei danni, nei limiti delle proprie competenze la Regione del Veneto ha messo in campo diverse azioni. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo sostenuto investimenti economici e iniziative gestionali, ordinarie e sperimentali. Le risorse messe in campo sono state notevoli, non solo finanziarie, da parte della Regione, ma anche umane con un impegno di forte coordinamento con gli enti e i soggetti istituzionali impegnati nelle attività di monitoraggio e di gestione dei predatori sul territorio regionale”.
Un’indagine presentata mostra che sono soprattutto i territori di più recente insediamento di nuovi branchi a scontare il maggiore impatto in termini di predazioni sui domestici, mentre nei territori di presenza consolidata i danni sono stabili o in diminuzione anche per effetto della messa in atto delle misure di prevenzione. Su quest’ultimo fronte, è di 1,5 milioni di € lo stanziamento garantito dalla Regione nel triennio 2019-2021 a valere sulla misura 4.4.3 del PSR, a fronte dei quali sono state finanziate complessivamente n. 297 domande per totali 772.895 € concessi a copertura del 100% delle spese sostenute.
Il Tavolo è stato l’occasione per presentare in anteprima i risultati dell’innovativo studio di ricerca applicata dell’Università di Sassari con il sostegno della Regione del Veneto, il progetto di “telemetria proattiva”. Obiettivo dell’indagine è testare sul campo sistemi di prevenzione sperimentali mai usati prima in Europa e acquisire dati sulla ecologia del lupo attraverso telemetria satellitare. Nell’ambito del progetto tra il 2019 e il 2021 sono stati catturati 6 esemplari di lupo, e a 5 di loro è stato messo un collare GPS in grado di comunicare la posizione (fix) e interagire con dei sensori posizionati in aziende zootecniche. I sensori, insieme alle virtual fences, recinzioni “virtuali” disegnate intorno a malghe e pascoli, hanno permesso di segnalare in automatico attraverso un SMS l’avvicinamento del lupo e attivare un sistema di allerta con luci e suoni. I risultati di questo studio di telemetria, il più importante mai condotto a livello alpino, indicano che nel caso dei sensori di prossimità, nell’89% dei casi a seguito dell’avvicinamento all’azienda il predatore ha desistito ad attaccare, mentre per le virtual fences il dato è del 82%.
La Regione Veneto, in coordinamento con il gruppo di lavoro dell’Università, ha inviato al MITE e ad ISPRA una documentata richiesta di intervento di dissuasione mediante l’uso di proiettili di gomma, interventi finora mai attuati in Italia. Una volta ottenuta l’autorizzazione a seguito di parere favorevole dell’ISPRA, e istituito il gruppo di intervento costituito da personale già formato delle Polizie provinciali di BL e di VI, il 19 agosto è stato effettuato con successo, da parte di agenti della Polizia provinciale di Vicenza, il primo intervento di dissuasione nei confronti del lupo alpha del branco, dotato di radio collare.
Grazie agli oltre 27.212 fix di posizione trasmessi dai collari dei lupi e alla disponibilità del mondo venatorio, nell’ambito del progetto è stato inoltre possibile approfondire le conoscenze sull’impatto del lupo sugli ungulati selvatici – ben 273 le carcasse di prede individuate ed analizzate – evidenziando significative differenze tra i vari lupi, in termini di dieta, capacità predatorie, selezione delle prede, utilizzo del territorio. Si tratta di dati mai raccolti in precedenza sulle Alpi, che forniscono un quadro realistico dell’impatto oggettivo del lupo su selvatici e domestici, fondamentale per impostare delle politiche gestionali basate su dati scientifici e non su posizioni ideologiche precostituite. Il progetto si concluderà con alcuni interventi di formazione, rivolti agli agenti delle polizie provinciali e ad altri operatori istituzionali, finalizzato a fornire le conoscenze sui metodi di cattura di lupi o eventuali ibridi con il cane.