(di Bulldog) Le immagini che passano sulle televisioni e sui siti dei giornali non lasciano molto spazio all’immaginazione: da un lato una folla disperata, diventata violenta, che cerca con ogni mezzo, anche con la forza, di entrare nell’Unione europea e dall’altro un velo di soldati e poliziotti che cercano di impedirne l’ingresso illegale. Avviene oggi in Polonia e in Lituania, ma è accaduto così in Grecia (dove ci è scappato il morto negli scontri con le guardie di confine), in Bulgaria e nei Balcani, e anche nel nostro Mediterraneo.

I migranti sono una delle armi usate oggi dai più cinici per conquistare una delle aree più prospere del pianeta – l’Europa – e Turchia e Russia sono i principali indiziati. I migranti usati come arma di ricatto per avere soldi (la Turchia), spazi nelle aree economiche offshore (sempre la Turchia), per condizionare la politica estera europea (la Russia, assieme al gas i cui rubinetti si aprono a seconda del tono delle dichiarazioni europee verso la Nato, Biden e la Russia stessa). In tutto questo, sono i Paesi confinanti i “vasi di coccio”. L’Italia è lasciata sola da anni con le ONG che fanno il bello ed il cattivo tempo assieme ai nuovi schiavisti che richiamano in Libia migranti col miraggio di portarli, per migliaia di dollari, da noi. Idem la Grecia. Oggi sole si sentono Polonia e Lituania che non avvertono Bruxelles al loro fianco.

Questa folla arriva dall’Afghanistan ( e qui si vede la miopia dell’amministrazione americana che ci ha lasciato un problema enorme da risolvere) che è l’ultima area di crisi usata come pretesto. Tornano i curdi (ma non c’è la pace oggi in Iraq?), tornano marocchini e tunisini, eritrei, nigeriani…i controlli sono quelli che sono (e non sembrano gran cosa se poi dall’Italia passano sempre più protagonisti di attentati islamisti nell’Europa continentale). Che il paese di partenza sia sconvolto da una guerra è davvero un caso sempre più raro. Ora, sia chiaro, nessuno vuole prendersela con dei poveri Cristi che prendono moglie e figli e cercano un futuro migliore. Provo pietà e non rabbia pr quel migrante che sul confine polacco-bielorusso usa tutti i mezzi possibili per passare, ma mi chiedo chi gli ha fornito le cesoie, le vanghe ed i picconi per abbattere le recinzioni nonché gli abeti usati come ariete.

Fra un po’ un soldato si sentirà minacciato e sparerà. Fra un po’ conteremo i morti. Così non va. E’ evidente. Davanti ad un ricatto bello e buono (dove i migranti sono strumenti e vittime, ripeto), non si può rispondere soltanto con l’accoglienza. Men che meno con l’accoglienza che diventa un business per privati e politici in cerca di soldi, fama e voti.

L’Europa deve smetterla di balbettare con la paura di essere scorretta politicamente e prendere qualche decisione. La prima, mi pare banale, è chiedere al popolo europeo cosa vuole: vuole più immigrazione? e se si, quale? e se non la vuole quali alternative è disposto a sostenere? quanti investimenti per dare sicurezza e lavoro nei paesi di partenza?

Il popolo europeo deve poter dire la sua. Dato che sono sue le tasse che mantengono il carrozzone e suoi sono i disagi dei nuovi arrivi. Dal voto dei cittadini non potrebbe che nascere una politica comune di accoglienza (o di respingimento) e un percorso legale per entrare in Europa.

L’alternativa – dire ancora a Italia, Grecia, Spagna, Lituania, Polonia e Bulgaria: sono cazzi vostri, eccovi un po’ di quattrini , arrangiantevi – alla lunga spezzerà l’Europa. Perchè l’Unione dimostrerà plasticamente che ha perso di vista le ragioni della sua fondazione: proteggere i popoli europei (in primis da loro stessi) creando uno spazio comune dove vivere insieme. Se l’Europa non proteggerà i suoi confini e gli interessi dei suoi cittadini vedrà la sua fine attraverso una nuova definizione dei poteri continentali secondo il modello jugoslavo. Che è quello a cui puntano Russia e Turchia. Un’Europa fragile, vecchia e divisa, ritornata povera, ottimo terreno di caccia per chiunque. Per questo, sul confine polacco e lituano, sono i ragazzi europei in divisa a dover oggi essere sostenuti e non il contrario.