Il lavoro domestico non piace ai giovani. E’ calata del 61,4% la presenza di colf, badanti e babysitter sotto i 30 anni. Più della metà sono over50. I domestici in Italia sono 480mila. 319mila sono stranieri. Dati dell’Associazione Nazionale Datori Lavoro Domestico. Nell’ultimo anno il numero dei lavoratori domestici stranieri è cresciuto del 5,3%. Dal 2012 ad oggi si sono ‘persi’ complessivamente 189mila addetti stranieri. Un trend che rischia di creare pesanti ricadute sul futuro dell’assistenza domiciliare, essendo un comparto basato in prevalenza sugli immigrati, che sono il 68,8%. 260mila, di cui 175mila stranieri andranno in pensione o si avvicineranno a quella soglia e siccome non c’è un ricambio generazionale ciò diventerà un problema per il fatto che molte famiglie e molti anziani soli rimarranno scoperti. In più la pandemia ha bloccato il flusso di quei lavoratori stranieri tendenzialmente dediti ai lavori domestici: moldavi, srilankesi, filippini. A pagarne il conto più grande potrebbero essere le donne che sono sempre quelle che si fanno carico dei lavori domestici e di assistenza alla persona. «Per questo – dichiara il Presidente di Assindatcolf, Andrea Zini – chiediamo misure urgenti per il comparto, a cominciare da quelle fiscali, come la deduzione del costo del lavoro domestico. Servono investimenti sulla formazione per rendere più appetibile il settore anche per i giovani, ma soprattutto è necessario tornare ad una programmazione dei flussi di ingresso con quote dedicate al lavoro domestico calcolate sul reale fabbisogno delle famiglie».