E se al Quirinale c’andasse Berlusconi? Sarebbe proprio una cosa così fuori dal mondo? L’elezione del Capo dello Stato s’avvicina. Il 3 febbraio scade il settennato di Mattarella che ha fatto sapere in tutti i modi di non essere disposto alla rielezione.
Ora le possibilità si articolano su una scelta che dipende solo da Draghi. Se lui decide di andare al Quirinale non ce n’è per nessuno. Viene eletto alla prima votazione e il 4 febbraio la pratica viene archiviata. Se ne aprirebbe però una ancora più complessa: chi va a fare il capo del governo? Una prima opzione, nel solco del “draghismo”, sarebbe un tandem: Supermario al Quirinale e un suo uomo a Palazzo Chigi. Daniele Franco, attuale ministro dell’Economia. Si verrebbe così a determinare una repubblica presidenziale di fatto. L’Europa sarebbe garantita e i partiti diventerebbero sempre più residuali nel processo democratico. Ci sarebbe – è vero- una mutazione istituzionale, ma il consenso popolare, che è la base della democrazia, sarebbe comunque garantito. Si tratterebbe poi di attendere il 2023 per le elezioni politiche, magari da celebrare con una nuova legge proporzionale, funzionale al nuovo assetto.
La seconda possibilità è che Draghi decida di restare dov’è. Chi allora al Quirinale? I nomi che girano sono tutti over80. Prodi, che però è già stato trombato; Amato, famoso per il prelievo forzoso dai concorrenti e… Berlusconi, che accarezza l’idea da anni come coronamento della sua carriera politica. E tutto sommato ci potrebbe anche stare. Nell’ottica del “draghismo”, nel superamento delle categorie “destra/sinistra”, per ottenere un bilanciamento politico nel paese in modo da legare per il futuro anche il centrodestra alla logica della “grosseKoalition” per il bene dell’Italia, Berlusconi Presidente della repubblica accanto a Draghi al governo del paese sarebbe la migliore garanzia per una pax politica di lunga durata senza particolari rischi elettorali.