Forse Amedeo Sebastiani, in arte Amadeus, non se n’è neanche reso conto. Ma la sua presa di posizione sulle quote rosa al festival di Sanremo ha una valenza politica che va oltre l’ambito dello spettacolo. E’ la prima volta che una personaggio pubblico tra i più affermati conduttori televisivi canta fuori dal coro. A fronte della proposta del Ceo della Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana) Enzo Mazza di includere nel cast dei cantanti di Sanremo il 50% di donne, Amadeus ha risposto: «Con grande rispetto, io non sono d’accordo. Non ho mai scelto una canzone in base al sesso dell’artista. Sarebbe un grave errore. Io scelgo la canzone in base alla bellezza della canzone”. Ed argomentando con ragionamenti inoppugnabili la sua posizione contraria a riservare una quota “rosa” alle donne ha aggiunto, rincarando la dose: «Anzi lo trovo addirittura offensivo nei loro confronti dover dire: ho 10 posti a disposizione, 5 devono essere donne e 5 uomini».
Un’affermazione che desta scalpore. Non tanto per quello che dice, che è quasi un’ovvietà, ma perché Amadeus è il primo uomo di spettacolo a prendere una posizione politicamente scorretta. Ha rifiutato di accodarsi ad una delle tante manifestazioni di conformismo ideologico, di demagogia di genere. Fa molto progressista favorire tutto ciò che non è maschile. Ma le “quote rosa”, a qualsiasi livello, sono qualcosa di inaccettabile, prima di tutto per rispetto alla donna e poi perché intelligenza, capacità, valore sono qualità che prescindono dal sesso. Riservare quote protette per delle categorie svantaggiate non solo è giusto, ma doveroso. Ciò avviene per legge, ad esempio, riservando dei posti di lavoro ai diversamente abili. Ma le donne, in politica, nella musica e nella vita sono esattamente allo stesso livello dei maschi. Ma questo, anche a livello legislativo, fanno finta di non saperlo. E’ più conveniente lisciare il pelo alle donne. Sono le donne che non dovrebbero farselo lisciare e rifiutare le “quote rosa” in quanto “offensive”, come ha detto Amadeus, della loro dignità. L’ha detto per le regole del Festival. Sarebbe il caso che lo dicesse anche qualcun altro, preposto a fare le regole della società.