Luciano Moggi è uno che se ne intende di calcio. E non solo di quello giocato. A suo tempo, direttore generale della Juventus, fu al centro di uno scandalo noto con il nome di “calciopoli” condannato per essere “l’ideatore di un sistema illecito di condizionamento delle gare del campionato 2004-2005 (e non solo di esse)». Sono passati quasi vent’anni da quello scandalo. Oggi Moggi torna a parlare prendendo spunto dal caso plusvalenze della Juve.
“Mi sembra l’inizio di una nuova calciopoli o almeno ci stanno provando” dice all’Adnkronos Luciano Moggi.”Io non conosco le carte di questo caso plusvalenze ma conosco i metodi con cui si vuole colpire come è stato fatto nel 2006. Ci sono, come allora, tante società coinvolte ma si parla solo di Juventus, perché? Non capisco tanto odio verso questa società”.
Il ragionamento di Moggi verte ovviamente sul suo antico amore, la Juve. Ma quello che vale la pena cogliere dalle sue parole, che indipendentemente dallo specifico giudiziario, sono di uno che se ne intende, è che le plusvalenze sembrano un fenomeno generalizzato.
Moggi dice che è un scusa per colpire la Juventus. Ma è la stessa cosa che nel 2018 è successa al Chievo. Forse quando Campedelli diceva che era una pratica generalizzata e nessuno gli ha dato retta aveva ragione. Oggi il Chievo non esiste più. Ma il tempo è galantuomo. E la verità prima o poi viene sempre a galla.