I senatori del Pd Parrini, Zanda e Bressa hanno presentato un disegno di legge costituzionale che vieta la rieleggibilità del presidente della Repubblica. All’articolo 1 si chiede di aggiungere al primo comma dell’articolo 85 della Costituzione che il presidente della Repubblica “non è rieleggibile”. All’art.2 viene abolito il “semestre bianco” durante il quale le camere non possono essere sciolte.

Si tratta evidentemente di una pura presa di posizione politica, priva di alcuna possibilità di incidere sull’elezione del Capo dello Stato che avverrà a partire da 3 gennaio. Se davvero avessero voluto che entrasse in vigore avrebbero dovuto pensarci prima. I ddl costituzionali infatti  necessitano della doppia lettura. Cioè un giro alla Camera, uno al Senato più altri due. Impossibile farlo entro il 3 gennaio. Si tratta quindi di un segnale politico contro l’eventualità di una rielezione di Mattarella. Rielezione che ha escluso lo stesso interessato, ma di cui di tanto in tanto si riparla come possibile soluzione temporanea in attesa della scadenza elettorale delle politiche del 2023. Con questo ddl il Pd fa sapere che non sarebbe d’accordo. 

A voler ben leggere questo segnale si troverebbe una conferma indiretta che Letta&compagni cominciano a pensare seriamente alle elezioni anticipate per approfittare del momento buono evidenziato dai sondaggi che mettono il Pd come primo partito, tallonato da FdI, che le chiede dal 2018.