L’inaugurazione della sede della Fimmg, il sindacato dei medici di medicina generale, è stata l’occasione per alcune importanti prese di posizione da parte di Guglielmo Frapporti, segretario provinciale del sindacato, e di Carlo Ruggiu, presidente dell’Ordine della Provincia di Verona, che assieme al sindaco Federico Sboarina hanno tagliato il nastro dei nuovi uffici.

Frapporti ha denunciato un fenomeno ormai noto, che quello della carenza di medici. Carenza che si ripercuote soprattutto sui medici di famiglia. Da anni è iniziato l’esodo preoccupante di coloro che vanno in pensione, non compensato da un numero sufficiente di nuovi colleghi, in quanto non ce ne sono abbastanza. Mancano sul territorio e mancano anche negli ospedali. Il motivo non sta nella mancanza di quei giovani che vorrebbero intraprendere quella strada, difficile per molti versi, ma anche gratificante. Mancano perché è stata sbagliata la programmazione, come ha rilevato il Carlo Ruggiu. 
Ma a rendere urgente la riforma della figura del medico di famiglia c’è stata anche la pandemia, che ha evidenziato quanto sia importante la medicina delle territorio, in cui è centrale il medico di medicina generale. Frapporti ha parlato delle “Case di Comunità” sulle quali si fonderà il nuovo modello della medicina territoriale. In esse saranno presenti più professionisti, compresi degli infermieri, dei tecnici e degli impiegati, in modo da scaricare di molti afflussi gli ospedali.  

Anche la Fimmg dà ormai per assodata la necessità di una riforma, purché venga garantito il rapporto fiduciario medico-paziente. E qui si apre un contenzioso non facile: le regioni vorrebbero che i medici di base diventassero dipendenti delle Ulss a tutti gli effetti, mentre i medici di famiglia vorrebbero mantenere la libera professione. Non sarà facile trovare la quadra. Ma bisogna farlo. E presto.