Continua la corsa dell’export veronese che guadagna un 10,4% in più nei primi nove mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2019 totalizzando 9,7 miliardi di euro di prodotti venduti all’estero. Ben al di sopra della media veneta del 6,3% e di quella italiana del 5,8%. Se si confrontano i primi nove mesi di quest’anno con l’anno della pandemia, il 2020, la percentuale di crescita è di 18 punti.
“Il sistema economico veronese è sempre più competitivo sui mercati esteri – afferma il Presidente della Camera di Commercio, Giuseppe Riello – ma c’è forte preoccupazione per i rincari delle materie prime, le interruzioni di forniture e l’aumento esponenziale dei costi della logistica. Sono tutti fattori che ostacolano una ripresa strutturale e che fomentano la corsa dell’inflazione. Il momento è delicato, sul mercato interno ancora di più: molto dipende dalle scelte del Governo Draghi. Un lockdown ci metterebbe in ginocchio”.
Analizzando i dati in dettaglio, i principali comparti dal Made in Verona segnano tutti una crescita dell’export. Sono in forte recupero i macchinari (+16,9% a 1,8 miliardi di euro) e continua la crescita del tessile abbigliamento che registra un aumento del 16% a 1 miliardo di euro. Il fashion system pesa per il 10,8% sul totale delle esportazioni, i macchinari arrivano a quota 18,1%. La prima voce dell’economia veronese, l’agroalimentare, che complessivamente vale 2,6 miliardi di euro, registra crescite più modeste, giustificate dal fatto che l’export di prodotti alimentari e bevande, cioè il vino, continua a crescere da oltre un decennio. Più altalenante negli anni è stato l’andamento dell’export di ortofrutta, ma il trend è crescente. Le calzature sono in forte aumento (+18,9% a 318,8 milioni di euro) e il marmo segna un’exploit del 28,3% a 313,7 milioni). Ottime performance le registrano anche la termomeccanica (+18% a 110,2 milioni) e i mobili (+22,4% a 73,7 milioni).
“Con soddisfazione possiamo dire che il tessuto produttivo veronese sta guardando all’estero con sempre maggior efficacia e si va diversificando – continua Riello- tanto che esportiamo 3,4 miliardi di euro di prodotti vari, in crescita del 30,6%. Quanto ai paesi di destinazione rispetto ai primi nove mesi del 2020, tutti i primi venti mercati sono positivi, tranne il Regno Unito. Per ovvi motivi, la Brexit ha ostacolato non poco i rapporti commerciali con quello che era uno dei nostri principali mercati e ora è solo sesto con un arretramento del 3,1%. Sono in forte crescita la Germania, nostro principale mercato, la Francia, secondo mercato, e la Svizzera che quest’anno ha progressivamente scalato la classifica della top ten delle esportazioni. Rispetto al 2019, i paesi con segno meno tra i primi 20 sono Regno Unito, Russia, Romania, Svezia e Cina”.
Completando la top dei ten dei principali mercati di destinazione dell’export veronese, nei primi nove mesi di quest’anno, rispetto al 2020, dopo la svizzera seguono gli Stati Uniti, in crescita del 24,4% e la Spagna (+25%). Dopo il Regno Unito, seguono Austria (+21%), Belgio (+23,2%), Polonia (+42,5%) e Paesi Bassi (+26,3%).