In Italia ci sono 31 milioni di abitazioni per una superficie di 4 miliardi di metri quadri ed un valore che supera i 6.000 miliardi di euro. L’85% delle case è stato costruito prima del 1990, anno in cui sono entrate in vigore le prime normative in materia di efficienza energetica.
Un terzo degli edifici è stato costruito tra la fine degli anni ’40 e gli anni ’70 con criteri che ignoravano il risparmio energetico ma miravano al risparmio e basta. Erano altri tempi, ma è anche grazie a questo che è avvenuto il miracolo economico italiano!
Secondo l’Enea l’80% degli edifici residenziali appartiene alle ultime tre classi energetiche (E,F,G) che sono state oggetto del 70% delle compravendite di immobili avvenute nel 2019. Solo il 12% ha riguardato case di classe A1-4 e B.
La ventilata direttiva europea, restringendo le compravendite immobiliari alle sole classi energetiche più alte, avrebbe conseguenze pesantissime sul mercato immobiliare. E come al solito a subirne le conseguenze sarebbero i proprietari delle case con un minor reddito che hanno difficoltà economiche a ristrutturare. Nel qual caso sarebbe indispensabile che la direttiva fosse accompagnata da provvedimenti adeguati per finanziare tutta la sterminata operazione che viene prospettata data l’imponenza del patrimonio immobiliare da rendere efficiente.
E se già sarà oneroso per chi ha una casa singola, lo sarà ancora di più per chi è in un condominio, per il quale l’adeguamento energetico è molto più costoso. Senza contare quali complicazioni compoterebbe per la compravendita di un appartamento l’obbligo di efficientarlo senza ristrutturare tutto il condominio. Lo dimostra quello che è successo col superbonus edilizio. Dai dati Enea risulta che fino a settembre di quest’anno dei 40.000 superbonus concessi solo il 13% riguarda i condomini.
Il rischio è che si blocchi tutto il mercato immobiliare essendo le abitazioni in condominio il 45% del totale ed essendoci infilata 1,2 milioni di condomini.
L’impatto economico ma anche sociale sarebbe davvero devastante. I nostri parlamentari in Europa ed il Governo devono vigilare e intervenire affinché ciò non accada.