In Italia mancano i medici. Non è una novità. Sono anni che si sa. Il Covid non ha fatto altro che sbattere il problema in faccia a tutti, anche a chi faceva finta di non saperlo. Ma la cosa era risaputa e prevista da anni. Prima della pandemia la carenza di camici bianchi era già diventata un problema noto a tutti nel momento cui avevano cominciato ad andare in pensione i medici laureati negli anni ’70/’80 e non c’erano quelli per sostituirli.
Perché non c’erano? Semplicemente perché nel 1999 il ministro dell’Istruzione e dell’Università Ortensio Zecchino ebbe la geniale idea di introdurre il numero chiuso. Fino ad allora si poteva iscrivere a Medicina chiunque avesse un diploma di scuola media superiore. Basta che avesse l’inclinazione. Era poi la selezione universitaria a filtrare chi veramente ne aveva le capacità. Molti abbandonavano perché non riuscivano a dare tutti gli esami. Con questo sistema erano state formate generazioni di medici. Poi è saltata fuori l’idea del “numero programmato”. Ci sono – si diceva- troppi medici! Così, quasi a tutela di quei poveri studenti che affrontavano 6 anni di Medicina e poi 3/4/5 anni di specializzazione e per non far correre loro il rischio di non trovare lavoro, venne introdotto “numero programmato”. Solo che non si è mai visto un medico disoccupato. Neanche quando se ne laureavano dieci volte tanto quelli che si laureano adesso. E non è che questi medici laureati negli anni ’70 e ’80 siano andati in giro ad ammazzare la gente. Anzi. Hanno fatto della sanità italiana una delle migliori del mondo.
Però questo non andava bene ai sapientoni del Ministero dell’Istruzione e dell’Università. I professori non ce la facevano a stare dietro a tutti. Per cui , invece di aumentare docenti e strutture, hanno pensato bene di limitare l’ingresso a Medicina programmando il numero degli studenti. Logica avrebbe voluto che venisse programmato in base al fabbisogno di medici previsto negli anni a venire e che la programmazione fosse gestita dal Ministero della Sanità. Invece no. Il numero lo ha sempre programmato il Ministero dell’Università. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: mancano i medici. E’ quindi evidente che la programmazione è stata fatta non in base al fabbisogno di medici, ma alle esigenze dell’università. Per questo mancano i medici. Per aver anteposto alle esigenze della società quelle di una piccola categoria. E non ci si venga a dire che non c’era il sistema per potenziare gli organici dei docenti o per finanziare strutture e corsi. Di soldi ne sono stati burattinai a iosa. La verità è che c’è stata una colpevole miopia politica che ha anteposto interessi particolari a quelli della comunità.
A ciò s’aggiunge l’incongruità dei test per selezionale coloro che potranno studiare medicina che ben poco hanno a che fare con le doti che servono per intraprendere la strada di medico e che spesso sono stai oggetto di imbrogli e ricorsi.
Subito dopo il test di quest’anno la Ministra dell’Università Maria Cristina Messa aveva riconosciuto la presenza di irregolarità e falle nel sistema selettivo, dando speranza ai numerosi studenti rimasti esclusi. Peccato che si si subito ri-allineata al sistema ed abbia escluso la possibilità di eliminazione del numero chiuso anche nel 2022. Un decisione sbagliata e molto grave perché ormai il problema della carenza dei medici tocca la salute della gente. Ogni anno che passa mantenendo il numero chiuso è un danno alla salute dei cittadini.