Il gas nel 2022 costerà 50% in più. L’elettricità tra il 17% e 25% in più. Una bella stangata che il governo ha pensato di alleviare stabilendo che possono essere pagate in 10 rate. Ha anche tolto un po’ di tasse annullando gli oneri di sistema per le utenze della luce fino a 16kwh, abbassando al 5% l’Iva sul gas e tagliando anche qui gli oneri di sistema. Ma si tratta di un semplice gesto che non può nulla contro i danni conseguenti agli aumenti.
La Cgia di Mestre ha fatto quattro conti. Il caro energia, nei primi 6 mesi del 2022, metterà a rischio 500 mila posti di lavoro. La crescita delle tariffe in alcuni comparti, come quello del vetro, della carta, della ceramica, del cemento, della plastica, della produzione laterizi, della meccanica pesante, dell’alimentazione, della chimica, ecc. rischia di raggiungere il 250 %. Molte aziende, non essendo in grado di affrontare la nuova spesa, potrebbero essere costrette a fermare la produzione.
“L’ esplosione dei prezzi – rileva la Cgia – colpisce indistintamente tutte le attività, anche se alcune eccellenze del nostro made in Italy rischiano molto più di altre. Settori che in questo momento stanno dando un contributo fondamentale alla ripresa economica dell’Italia, con livelli di vendite all’estero mai toccati in precedenza. Non sono poche, infatti, le realtà territoriali che dovranno fare i conti con i prossimi aumenti, con il risultato che per molte aziende sarà più conveniente spegnere i macchinari, si spera temporaneamente, che tenere gli impianti accesi.” Si tratta della conseguenza, peraltro prevista, della scelta sbagliata fatta in passato di rifiutare il nucleare. Se oggi l’Italia avesse delle centrali nucleari il problema non esisterebbe.