(di Angelo Paratico) Il dissidente sovietico Andrej Amalrik nel 1970 pubblicò un libro intitolato “Riuscirà l’Unione Sovietica a resistere sino al 1987?”. Sbagliò di poco, anche se erroneamente previde una guerra fra Russia e Cina. Oggi potremmo scrivere “Riuscirà l’Europa a resistere sino al 2024?”. Pensiamo che le chances di collasso siano elevate, ma non a causa di una guerra e non saranno certo i nostri euro-scettici, Borghi, Bagnai e via dicendo, a minarne le fondamenta, ma piuttosto la Banca centrale tedesca.
Questo rischio è causato dall’impennata dell’inflazione. E quando si parla di inflazione, nessuno è sensibile come i tedeschi. Essi avevano sacrificato il controllo della loro moneta in cambio della riunificazione, fra Germania Est e Ovest, grazie agli accordi segreti fra Mitterand e Kohl. I francesi hanno apparentemente accettato di approvare la riunificazione della Germania, dopo la caduta del muro di Berlino nel novembre 1989, in cambio dell’unione monetaria.
I tedeschi hanno sacrificato l’indipendenza della Deutsche Bundesbank – la banca centrale della Germania, affettuosamente nota come Buba – rinunciando alla propria politica monetaria. Ma la leggendaria reputazione della Buba e il suo potere, si basano sul mantenimento di prezzi stabili. Mentre i politici si impegnarono a rinunciare al marco tedesco in cambio della riunificazione, la Bundesbank si diede da fare per alzare temporaneamente i tassi d’interesse all’8% per compensare l’inflazione di allora, nonostante le grida di protesta dei politici.
Non ci sono molte nazioni al mondo dove una banca centrale, notoriamente rigida, vien tenuta in grande considerazione, perché il popolo tende ad apprezzare una politica monetaria permissiva. Ma non i tedeschi.
Quando furono creati l’euro e la Banca Centrale Europea (BCE), i tedeschi pensarono che la Buba avrebbe governato la nuova moneta europea. Ecco perché la sede della BCE è a Francoforte, non lontano dagli uffici della Buba. Ma il resto dell’Europa ebbe l’impressione di essersi finalmente liberata sia dell’odiata moneta tedesca che della sua prudenza monetaria. I tedeschi sarebbero stati finalmente sottoposti alla stessa politica monetaria flessibile del resto d’Europa, mettendo fine all’alto marco tedesco e ai tedeschi ricchi che esso sosteneva.
A causa dell’inflazione, questo divario di percezione sta finalmente venendo alla luce, proprio come nella crisi del debito sovrano europeo, iniziato nel 2010. Oggi abbiamo un’inflazione crescente invece di un crollo finanziario. Ma la posizione finanziaria insicura dei governi è la stessa. I tedeschi si concentrano sull’inflazione come preoccupazione principale, mentre i governi dell’Europa meridionale, per semplificare, si preoccupano della loro solvibilità se i tassi di interesse aumentano o se la BCE smette di comprare i loro titoli. Il sud vuole stimolo e protezione, mentre i tedeschi vogliono prudenza.
Cosa sceglierà di dare la priorità la BCE? Si comporterà come la Buba, per compiacere i tedeschi, e piegherà la politica a causa dell’inflazione, qualunque siano le conseguenze economiche e politiche?
Oppure cercheranno di tenere a galla i governi dell’Europa meridionale con una politica monetaria poco rigorosa, permettendo all’inflazione di continuare a crescere?
Bene, all’ultima riunione della BCE, la discussione ha riguardato “inflazione, inflazione, inflazione”, secondo il presidente della BCE Christine Lagarde. La quale ha anche affermato che la BCE ha deciso che l’inflazione è solo transitoria o, in altre parole, che andrà via da sola. Il sottotitolo del Financial Times lo riassume: “Mentre le altre banche centrali stringono, la BCE conclude che l’impennata dell’inflazione è temporanea”.
Ma il mercato non è così convinto della posizione della Lagarde, e scommette sempre più che la BCE spingerà sul freno. Perché gli investitori scommettono che i tedeschi sono ancora al comando. Se la BCE stringesse davvero sulla politica monetaria, che faranno le nazioni europee che hanno bisogno di tassi bassi e del finanziamento della BCE dei loro deficit? Come se la caverebbero senza sostegno, o addirittura senza tassi più alti?
Naturalmente, è improbabile che la BCE aumenti improvvisamente i tassi di interesse o metta fine al QE. Nel frattempo, i tedeschi si stanno innervosendo. “La Banca Centrale Europea deve ora prendere delle contromisure” è un sottotitolo del principale giornale tedesco Handelsblatt, che chiede una politica monetaria meno permissiva, visti i tassi d’inflazione. Ma la BCE sta ancora facendo il contrario – dopando l’economia europea con enormi stimoli. Molte nazioni hanno bisogno di una politica monetaria più stretta. Altre non possono permetterselo. Ma un tasso di interesse deve governare tutti, una volta che si condivide una moneta comune. La BCE deve scegliere di chi preoccuparsi di più: le paure tedesche o la carriera dei politici italiani.