Nella vicina e cattolica Austria dal 1 gennaio è entrata in vigore la legge che consente ai malati terminali o affetti da gravissime patologie senza possibilità di guarigione di essere aiutati a morire. Contestualmente è stata rafforzata l’offerta di cure palliative in modo da offrire delle alternative per alleviare il dolore ove possibile.
La legge era stata approvata a dicembre dopo che la Corte Costituzionale aveva invitato il Parlamento a legiferare sul problema. Per poter ottenere il suicidio assistito sarà indispensabile avere il parere positivo di due medici, di cui uno esperto di cure palliative, che tra l’altro dovranno anche valutare la la capacità di intendere e di volere del paziente.
Dopo di che dovranno passare 12 settimane per riflettere. Questo periodo s’accorcia a due per i malati terminali.
Per procedere il parere positivo dovrà essere dovrà essere notificato a un avvocato o a un notaio che dovranno quindi comunicare il nome della farmacia dove acquistare i farmaci necessari. Farmacia che sarà scelta in un elenco riservato.
Si tratta di una legge del tutto diversa da quella esistente in Svizzera, dove uno può andare a farsi “suicidare” indipendentemente dalle condizioni di salute, purché lo voglia, come, per esempio, ha fatto 10 anni fa Lucio Magri, uno dei fondatori de il Manifesto.
Una legge che ripropone in maniera molto più rigorosa la soluzione del problema del fine vita anche in Italia.