Berlusconi al Colle ci pensa davvero. Poco gli importa che Letta -Enrico, non il suo amico Gianni- abbia posto il veto a nome del Pd. Lui si sta muovendo per riuscirci. Fare il Presidente della repubblica sarebbe il coronamento della sua carriera politica e della sua vita. Pesano su di lui alcune cazzate fatte in passato. Ma per queste ha pagato. Forse anche troppo. E poi da un po’ di tempo in qua il ragazzo ha messo la testa a posto.
Le sue ultime mosse son state improntate tutte nella prospettiva del Quirinale. Si è reso affidabile a Draghi e all’Europa. Quella stessa Europa che l’aveva fatto fuori col golpe bianco Napolitano/Monti. Ha fatto perfino un’apertura sul reddito di cittadinanza come captatio benevolentiae dei grillini. E chissà quanto gli sarà costato, a lui imprenditore milanese con la cultura del laurà, spezzare una lancia a favore di tanti fannulloni che preferiscono percepire l’assegno piuttosto che faticà. Ma questo ha dovuto fare per spianarsi la strada verso il Colle.
Impensabile che ce la possa fare alle prime tre votazioni. Ma dalla quarta in poi, quando per essere eletti bastano 505 voti, non sarebbe proprio una missione impossibile. Dipende molto dal lavoro che sta facendo dietro le quinte sul gruppo misto che conta ben 114 grandi elettori, di cui molti grillini allo sbando pronti a tutto pur di non perdere l’emolumento parlamentare. Certo c’è da immaginarsi che Berlusconi non se ne stia con le mani in mano ad aspettare la manna dal cielo. E in questo ha sicuramente qualche vecchio gattone che lo aiuta. Sarà sufficiente? Impossibile saperlo. Anche perché nell’elezione del Presidente della Repubblica gioca un ruolo fondamentale il voto segreto che lascia spazio alle sorprese dei fianchi tiratori.
Certo la sua candidatura è la più divisiva. E poi c’è anche l’età. Che però potrebbe anche giocare a suo favore nell’ipotesi di un mandato a termine. Ma la sola idea che i magistrati che l’hanno inquisito siano costretti ad appendere la sua foto dietro la scrivania…