I primi dati sul 2021 elaborati dall’Arpav danno notizie positive sulla qualità dell’aria nel Veneto, con una lieve riduzione degli inquinanti. E la Regione coglie l’occasione per sottolineare il lavoro svolto fin qui e anticipare nuovi investimenti nell’ottica di una ulteriore sterzata verso iniziative e comportamenti più sostenibili. “Possiamo affermare con soddisfazione che il silenzioso lavoro messo in campo da anni per migliorare lo stato di salute dell’aria veneta, anche se in un contesto difficile come il Bacino Padano che sconta uno scarso ricambio d’aria, sta dando i suoi frutti”. Così l’assessore all’Ambiente della Regione Gianpaolo Bottacin commenta i dati del report sulla respirabilità dell’aria, che analizza le informazioni raccolte dalle centraline automatiche.

“Il dato significativo è che, piano piano, i numeri sono in costante miglioramento. Non abbiamo avuto alcun superamento del valore limite annuale del biossido di azoto”, precisa Bottacin, “e lo stesso vale per le polveri PM2.5 e PM10, anche se per queste ultime non si è riusciti a rispettare in tutte le centraline il valore limite giornaliero. Anche l’ozono, nonostante qualche superamento del valore obiettivo, gli episodi sono stati meno numerosi rispetto al passato. Ciò è in buona parte frutto delle oltre 70 misure contenute nel piano regionale, in fase di aggiornamento, che dimostra così la sua efficacia”.

“Negli ultimi anni abbiamo investito oltre un miliardo in tutti i settori strategici per l’aria: trasporto pubblico e privato, infrastrutture ed efficientamento energetico”, spiega l’assessore. “Ovviamente non ci fermiamo qui e continueremo a investire in sinergia con le altre Regioni del Bacino Padano, consapevoli che la complessa situazione dell’aria non guarda ai confini geografici del territorio. E anche se c’è ancora molto da fare in Veneto, al contrario di quanto alcuni affermano, la qualità e la salute dell’aria negli ultimi anni sono in deciso miglioramento”.

Discarica 3

Oltre all’aria, Bottacin affronta anche il tema delicato dei rifiuti e di come gestire il loro riciclo e riutilizzo. Lo fa partendo da una polemica innescata dal Comune di Padova sul piano regionale, visto che, afferma, “vengono da una città che non ha saputo neppure raggiungere gli obiettivi di legge per la raccolta differenziata. La realtà dei rifiuti nel Veneto è eccellente sia a livello italiano che europeo”. I numeri del Rapporto Rifiuti Urbani 2020 pubblicato da Arpav (ma confermati anche dal rapporto dei “Comuni ricicloni” di Legambiente) mostrano l’andamento positivo degli anni passati.

Su base regionale la raccolta differenziata è al 76%, rispetto a un obiettivo nazionale del 65%, con nove bacini su 12 che superano la media regionale stabilita dal Piano veneto, con una quantità di rifiuto residuo pro capite da avviare a smaltimento pari a 109 chili l’anno per abitante. E Padova è tra i bacini che non raggiungono l’obiettivo. “Risultati che nessun’altra Regione italiana è stata in grado di toccare, che attestano che la strada intrapresa dal Veneto è quella giusta. Ora l’obiettivo”, prosegue Bottacin, “è un ulteriore aumento della differenziata e la riduzione del rifiuto residuo da smaltire”.

La discarica è un po’ l’ultima spiaggia, insomma, mentre il recupero energetico delle parti non recuperabili è il modello più compatibile con l’ambiente. Il Veneto non intende quindi progettare nuovi termovalorizzatori, aprire altre discariche o ampliare quelle esistenti. L’obiettivo è anzi abbandonarle tutte e ridurre i rifiuti non differenziabili grazie alla filiera del recupero che sta sarà resa via via più efficiente. “Puntiamo entro il 2030 a raccogliere l’84% della differenziata e ridurre i rifiuti urbani a 80 chili per abitante l’anno. Dati che renderanno il Veneto ancor più un’eccellenza italiana, tra le prime aree a livello europeo”, conclude Bottacin.