Interessante l’analisi realizzata per “Formiche“, rivista online da Spin Factor, società leader nella consulenza strategica, politica e istituzionale basata sullo studio dei social per dedurre le preferenze degli italiani sull’elezione del Presidente della Repubblica. Non un sondaggio vero e proprio, ma uno studio condotto secondo rigorosi criteri statistici per capire che cosa emerge dai social, su quali si esprimono con i post milioni di italiani. Draghi con il 67,31% è di gran lunga in testa a tutti, seguito da Berlusconi, con il 9,85%. Al 3° posto Giuliano Amato, però col 5,82%, quindi Casini al 5,49%. Seguono, fra le donne, la Cartabia, ministro della Giustizia col 4,83%, Alberti Casellati col 2,77% e Rosy Bindi col 2,72%.
Da questi dati si capisce che non c’è storia. Se il Parlamento dovesse eleggere un Presidente in sintonia con il sentiment degli italiani, dovrebbe essere Draghi.
Se l’elezione fosse diretta, cioè venisse eletto a suffragio universale, come avviene in Francia o negli Stati Uniti, la sua elezione sarebbe scontata. Così invece si rischia che un Parlamento che non rappresenta più gli italiani elegga per un compromesso qualcuno che li rappresenta ancora di meno.
Sotto la spinta della demagogia grillina, cui si sono appecoronati tutti i partiti per paura di perdere voti, questo Parlamento, popolato di sconosciuti, l’unica riforma che ha votato è stata il taglio di un terzo dei propri membri. Una brutta pagina perché diminuisce ulteriormente il tasso di rappresentatività della nostra democrazia. Invece di seguire il pifferaio Grillo, avrebbero dovuto votare due semplici leggi. Una costituzionale, per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, ed una elettorale per la reintroduzione delle preferenze. Così gli italiani avrebbero potuto scegliersi il Capo dello Stato e i propri rappresentanti. Invece siamo nelle mani di sei o sette capi partito che decidono tutto loro.