(di Stefano Cucco) Le prime indicazioni idrologiche di stagione indicano un inverno particolarmente arido nelle regioni del Nord, mentre al Centro e soprattutto al Sud le piogge hanno riequilibrato un bilancio idrico, deficitario dopo l’autunno: a renderlo noto è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche. I grandi laghi settentrionali sono in sofferenza tranne il Garda, che si mantiene saldamente al di sopra delle medie storiche; sorprendente è la differenza di riempimento fra il Lario (11,8%) ed il Benaco (78,6%).
Pur confermandosi largamente sopra la media mensile, è in calo la Dora Baltea in Valle d’Aosta, mentre restano sostanzialmente stabili le portate dei fiumi piemontesi, generalmente dimezzate, però, rispetto ad un anno fa (Tanaro: 33,2 metri cubi al secondo, ma un anno fa erano mc./sec. 91,50); in Dicembre le precipitazioni hanno registrato -65,6% (fonte: ARPA Piemonte).
Il fiume Po, pur risultando in crescita nelle stazioni a monte, man mano che si avvicina alla foce registra un crescente deficit di portata, che lo pone in linea con gli anni più critici: le portate sono sotto media, ma soprattutto sono dimezzate rispetto a 12 mesi fa. Tutti con portate largamente inferiori allo scorso anno, i fiumi veneti si assestano su valori simili alle annate peggiori con il Brenta, che segna l’altezza idrometrica minima dal 2018 (cm. 0,46); a certificare questo stato di sofferenza è anche il report di dicembre dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (A.R.P.A.V.), che segnala un deficit pluviometrico mensile sul Veneto, quantificabile in -47%.
Condizionati dagli andamenti climatici localizzati, i fiumi emiliani si mantengono stabili sotto media con l’eccezione di Trebbia e Savio, che comunque crescono, mentre Secchia e Nure, quasi per contrappasso, precipitano al di sotto dei minimi storici mensili; scarsi sono i volumi invasati nei bacini del piacentino: la diga del Molato trattiene solo il 15,5% del volume autorizzato, mentre la diga di Mignano è al 31,3%. Anche l’Adda, in Lombardia, registra la portata più bassa dal 2017. Nell’Italia centrale le cose vanno meglio con i fiumi toscani in netta ripresa (Arno, Sieve ed Ombrone sono finalmente tornati sopra la media mensile); idem per i fiumi delle Marche, che registrano andamenti superiori agli anni più recenti. In dicembre, pur inferiore al 2020, è tornata ad essere buona la quantità di precipitazioni sull’Umbria. In Abruzzo, dicembre è stato piuttosto secco in alcune località, mentre in Marsica e nell’Aquilano si è registrato un surplus di piogge; in provincia di Pescara, l’invaso di Penne è ai massimi livelli dal 2016 (5,83 milioni di metri cubi d’acqua). Diversa è la situazione nel Lazio, dove le portate dei fiumi Liri-Garigliano e Sacco sono praticamente dimezzate rispetto allo scorso anno.
Rimanendo sul versante tirrenico, in Campania i livelli idrometrici dei fiumi Volturno, Sarno e Sele risultano in aumento, a causa del ritorno delle precipitazioni, mentre è in lieve calo il Garigliano, così come i bacini del Cilento ed il lago di Conza.
“L’andamento climatico”, afferma Francesco Vincenzi, “sta accentuando la diversificazione idrologica fra versanti della Penisola”. Si tratta di una condizione, su cui riflettere e che pone una crescente necessità infrastrutturale per poter trasferire risorse idriche da un territorio all’altro”.
Crescono di circa 13 milioni di metri cubi i volumi d’acqua, trattenuti negli invasi della Basilicata, raggiungendo un surplus di oltre 51 milioni sull’anno scorso; i bacini pugliesi, invece, segnano quasi 7 milioni di metri cubi in più nell’arco di una settimana, rimanendo leggermente superiori alle disponibilità del 2021. E’ ottima la performance dei bacini calabresi, ai livelli massimi dal 2016: il bacino Sant’Anna trattiene 8,48 milioni di metri cubi d’acqua, l’invaso di monte Marello ne conserva Mmc. 8,94 .
Infine, è una stagione da incorniciare anche per la Sardegna, che con oltre 592 milioni di metri cubi d’acqua dispone di quasi l’89% della capacità complessiva degli invasi; un anno fa, tale percentuale era di poco superiore al 73% (fonte: Autorità di bacino regionale della Sardegna). “I dati”, spiega Massimo Gargano, direttore Generale di ANBI, “evidenziano che stanno cambiando le condizioni climatiche, ma altrettanto palesemente sottolineano la fondamentale funzione dei bacini, capaci di trattenere le acque, quando arrivano. In questo campo si sta aprendo una questione settentrionale”.