(di Stefano Tenedini) Terremoto a mezzanotte in casa Generali. Una nota da Trieste informa all’ora dei vampiri che “il consigliere di amministrazione Francesco Gaetano Caltagirone, vicepresidente vicario, ha comunicato le proprie dimissioni”. Dopo oltre 12 anni al vertice della compagnia l’editore del Messaggero ha così reso ancora più incandescente la sfida ormai in atto per il rinnovo del consiglio, in programma ad aprile. Se non ha sbattuto la porta uscendo, poco ci manca.
Infatti in questo modo ha reso esplicito, con una certa ruvidità ma di sicuro con coerenza, il lungo percorso di critica che ha compiuto in questi mesi nei confronti della società. Da un altro punto di vista ha anche eliminato il rischio di dover scendere a compromessi e si prepara a presentare la propria lista in partnership con Leonardo del Vecchio di Luxottica, libero tanto dalle convenzioni sociali quanto dagli obblighi societari. La netta frattura va letta come una presa d’atto che le dinamiche di governance all’interno del consiglio di amministrazione erano ormai in aperto dissenso. Negli ultimi due anni il vertice ha infatti sempre deliberato a maggioranza, mentre l’imprenditore romano e il rappresentante di Delfin Romolo Bardin si sono sempre ritrovati nella scomoda posizione di oppositori.
Nella comunicazione diffusa in tarda sera, Assicurazioni Generali precisa che la decisione “è stata motivata dal consigliere dimissionario richiamando un quadro nel quale la sua persona sarebbe “palesemente osteggiata, impedita dal dare il proprio contributo critico e ad assicurare un controllo adeguato”, facendo riferimento alle modalità di lavoro del Consiglio di Amministrazione e in particolare: alla presentazione e approvazione del piano strategico; alla procedura per la presentazione di una lista da parte del Consiglio; alle modalità di applicazione della normativa sulle informazioni privilegiate; all’informativa sui rapporti con i media e con i soci significativi, ancorché titolari di partecipazioni inferiori alle soglie di rilevanza”.
“Alla data odierna il consigliere Caltagirone”, precisa poi la nota, “detiene direttamente o attraverso società a lui riconducibili una quota del capitale sociale di Assicurazioni Generali pari all’8,04%”. Il Presidente Gabriele Galateri di Genola ha dichiarato: “Esprimo vivo rammarico e sorpresa per la decisione assunta dal cav. Caltagirone. Le motivazioni addotte non possono che essere categoricamente respinte, avendo la società sempre condotto la sua attività secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, anche relativamente ai lavori per la presentazione di una lista per il rinnovo del consiglio, di cui ha costantemente informato le autorità di vigilanza. Ai suddetti principi ci si è attenuti nei rapporti con tutti i consiglieri, senza eccezione alcuna e in ogni occasione”.
La sfida che vede contrapposta l’attuale leadership del Leone, con Mediobanca socio forte e numerosi “cespugli” che abitualmente tendono a non schierarsi apertamente, non potrà certo riaprire i giochi sulla prevista integrazione di Cattolica Assicurazioni in Generali, dopo il successo dell’Opa dell’autunno scorso. Ma qualche brivido in Lungadige Cangrande lo si sentirà di sicuro, perché a volere fortemente l’operazione di acquisto sono stati i vertici ora così pesantemente messi in discussione. E infatti il risiko assicurativo si è scatenato immediatamente, con scenari e amticipazioni che s’allargano da Milano a Trieste e da qui a Monaco di Baviera, sede del grande competitor del Leone, cioé Allianz.
A farla breve ecco quanto hanno ipotizzato alcune testate specializzate. In Allianz stanno facendo carriera due manager italiani di lungo corso: Sergio Balbinot Giulio Terzariol, il primo già Ceo proprio delle Generali fino al 2015. Entrambi i nomi sarebbero emersi tra le figure di riferimento dei Pattisti (appunto Caltagirone, Del Vecchio e la Fondazione Crt) cui affidare prima il compito di convincere i fondi, e poi le leve operative della scalata: in altre parole Balbinot sarebbe in corsa per sostituire l’attuale presidente Galateri, mentre Terzariol sarebbe ben visto al posto dell’attuale Ceo Philippe Donnet. L’esperienza maturata in Allianz, che capitalizza oltre tre volte il Leone (92 miliardi contro i 29,5 di Generali), renderebbe ancor più solida e credibile la campagna degli azionisti dissidenti, che in questi mesi si sono costantemente rafforzati in Borsa con continui acquisti.
Intanto il tempo comincia a scarseggiare. Mentre l’opposizione ha cominciato a muoversi, la maggioranza sarebbe sul punto di predisporre (forse la prossima settimana) una prima lista di papabili per il nuovo consiglio, dalla quale sarebbero estratti i candidati da inserire in short list verso metà febbraio. Subito dopo si esprimeranno i Pattisti, forti di oltre il 16% del capitale e di nomi altrettanti altisonanti per fare breccia sia nelle barricate di Mediobanca e alleati che degli investitori istituzionali che pesano per il 34,75% del capitale. Tra gli azionisti privati anche i Benetton di Edizione forti di un interessante 3,9% ma finora rimasti neutrali), in passato già partner di Caltagirone e legati da sempre a Del Vecchio nello scenario del Nordest. Ma da azionisti del Leone ora chi sceglieranno?