La Repubblica Presidenziale è un cavallo di battaglia della destra. Fu Almirante a lanciare l’idea. “Era- diceva- per liberare la figura del Presidente della Repubblica dal condizionamento della partitocrazia”. Allora infatti esisteva la partitocrazia. La democrazia rappresentativa era controllata e condizionata dai partiti. O meglio, dalla Democrazia Cristiana – il ”partito stato”-, dal Partito Comunista e dal Partito Socialista. Gli altri contavano poco. Con l’elezione diretta del Capo dello Stato il potere dei partiti sarebbe diminuito e sarebbe tornato nelle mani del popolo che direttamente poteva scegliersi il Presidente che, nel progetto almirantiano, avrebbe dovuto essere anche il capo del governo.
Oggi la Repubblica Presidenziale non ha più l’obiettivo di liberare il paese dalla partitocrazia per il semplice fato che non c’è più. Siamo nelle mani delle lobbies. L’elezione diretta del Presidente della Repubblica ha una funzione ancora più semplice: quella di rafforzare la democrazia portando direttamente nelle mani del popolo il potere di eleggere la massima carica dello Stato. In questo modo non potrebbe più accadere che un signor o una signora nessuno, semplicemente perché membri di qualche associazione, club o consorteria possa essere proposto per ricoprire la massima carica dello Stato. Sono semplicemente ridicoli certi nomi che circolano come possibili candidati per il Quirinale. Persone totalmente sconosciute al popolo. E quindi rappresentative solo di sé stesse. Non certo dell’unità nazionale. La logica è sempre quella secondo la quale dalla sera alla mattina Conte, perfetto sconosciuto, è diventato capo del governo senza essere stato eletto da nessuno.
Al momento, a parte Berlusconi, ancora non conosciamo chi saranno i candidati alla Presidenza. Ma lo capisce anche un bambino che l’unica strada per dare credibilità alla politica, specie in un momento come questo, è far partecipare i cittadini alle scelte della politica. E quale occasione migliore dell’elezione del Capo dello Stato?