L’Italia non è un paese per piccole e medie imprese. Lo deduce la Cgia di Mestre basandosi dai dati Eurostat sul 1° semestre 2021. Poco importa che siano il 99% delle aziende e diano lavoro al 60% dei dipendenti del privato. E nemmeno che qualifichino il made in Italy nel mondo. Le leggi favoriscono solo le grandi industrie. Questione di lobbying. I piccoli non sono attrezzati per poter esercitare pressioni sulla politica e trarne vantaggi. Invece i piccoli lavorano e basta. Addirittura molti hanno deciso di lavorare di notte per abbattere i costi delle bollette di luce e gas. Bisognerebbe fargli un monumento. E invece per premio, giù con le tasse. La componente fiscale contribuisce in maniera determinante ad innalzare il costo delle tariffe. Nei primi sei mesi 2021, per le Pmi il 40,7% della bolletta elettrica sono tasse e oneri (35,7% la media europea). Per quella del gas è del 27%, (25% la media europea). I costi energetici per le Pmi sono tra i più alti. Solo la Germania peggio di noi. Rispetto alla media Ue i nostri piccoli imprenditori pagano mediamente il 15% in più. Per il costo del gas siamo al terzo posto (dopo Finlandia e Portogallo) per la tariffa più alta (+7,6%). In seguito delle misure messe in campo dal Governo Draghi, l’incidenza del peso del fisco sul costo complessivo delle tariffe energetiche è leggermente diminuito. Il ministro Giancarlo Giorgetti ha convocato il tavolo al Mise con le imprese sul caro-energia.La prima riunione mercoledì: parteciperanno rappresentanti di Confindustria, Confindustria ceramica, Confindustria energia, Aicep, Federbeton, Assocarta, Assovetro, Assomet, Federacciai, Assofond, Federchimica, Federalimentare, Interconnector energy italia, Federlegno Arredo, Anima, Anfia.