Ottimisti sul prosieguo nel 2022 della crescita del Pil, pessimisti sulla capacità della politica di proseguire nell’esperienza di governo per la ripresa, disillusi sul raffreddamento dell’inflazione che quest’anno non scenderà – nelle previsioni – sotto il 2,9%. Le anticipazioni sul Report 2022 della Coop – cui partecipa la nostra redazione – mostrano un’Italia che alla fine dello scorso anno ha visto un radicale cambiamento di scenario col ritorno di una pandemia aggressiva e le fibrillazioni della politica. Il panel vede due gruppi al lavoro: un campione rappresentativo della popolazione 18-65 anni e un focus composto da imprenditori e manager.
Eppure non mancano i segnali di tenuta: il 92% degli uomini di impresa crede in una ulteriore crescita del Pil e una percentuale molto elevata fra loro la stima in una forchetta compresa fra il 3 ed il 6% sul 2021. Non a caso “speranza” è il sinonimo per il 2022, mentre valori negativi come “timore” o “crisi” sono relegati a percentuali ad una cifra e, soprattutto, questa percentuale è stabile dal 2018 in avanti: insomma, è uno zoccolo duro difficilmente permeabile.
Ormai abituati a rimandare il ritorno alla normalità, comunque gli italiani traducono la loro voglia di cambiamento e di nuovi valori negli aspetti al momento davvero modificabili delle loro vite. Dopo Cop26 e i vari disastri ambientali del 2021, il climate change è considerato dagli italiani un problema più grave di quanto non pensi l’opinione pubblica (78%) e gli Stati di tutto il mondo devono porvi rimedio con la massima urgenza (82%). Nell’attesa, il 97% si dice disposto a cambiare almeno alcune delle proprie abitudini. Tutti, però, sono ancora alla ricerca di concrete soluzioni pratiche per rendere più sostenibile la loro vita quotidiana; sono disposti a acquistare lampadine a basso consumo (pensa di farlo l’80% del campione), eviterebbero gli sprechi alimentari (61%), ma solo il 18% rinuncerebbe alla lavastoviglie, il 15% sceglierebbe l’usato e appena il 14% ridurrebbe l’uso della lavatrice.
Più propensi a guardare al loro nuovo futuro piuttosto che al loro difficile presente gli italiani guardano con fiducia alle nuove promesse del progresso tecnologico. Così quasi 9 italiani su 10 si vedono nello spazio entro il 2050 e 6 su 10, se potessero, manderebbero già oggi cartoline dalla luna. Entro il 2030 la realtà virtuale farà parte della quotidianità per il 57% degli intervistati, nello stesso periodo per 4 italiani su 10 la carne sintetica sarà consuetudine sulle nostre tavole e sulle nostre strade circoleranno auto a guida autonoma per un intervistato su tre (37%). Per gli esperti, invece, nei prossimi 10 anni saranno le nuove fonti energetiche (58%) e poi big data (38%) e biotecnologie (35%) a determinare i maggiori impatti economici e sociali.
A pagare invece le incertezze della pandemia e dell’economia è soprattutto il tempo libero. Diffidenti sulla reale disponibilità economica futura e sulle restrizioni che saranno imposte, gli italiani nel 2022 tagliano su ristoranti e bar (il saldo tra chi ci andrà di più e chi lo farà di meno è -13%), concerti e spettacoli (-12%), cinema (-10%), teatri e musei (-9%). Preferite le soluzioni fruibili da casa (film, ecommerce, smart working). La digital life sembra essere già realtà.
A impensierire maggiormente è il possibile rincaro dei prezzi. Se infatti tra i market maker e gli opinion leader della community di italiani.coop intervistati a dicembre prevale un certo ottimismo sull’andamento generale dell’economia e sulla situazione pandemica invece sono proprio i consumi delle famiglie e il mercato del lavoro a preoccupare. Per 6 manager su 10 i consumi seguiranno il Pil, ma a distanza, ostaggio di una inflazione stimata dai nostri esperti al +2,9%. Una crescita che si protrarrà per tutto il 2022 secondo il 63% dei nostri esperti, da contrastare con una riduzione del cuneo fiscale (secondo il 71% dei manager) o una indicizzazione dei salari al costo della vita (47%), ma anche con una riduzione selettiva dell’Iva (47%) magari sui beni sostenibili. In previsione dell’aumento dei prezzi, 1 famiglia su 2 pensa di non cambiare il livello di spesa nel prossimo anno rispetto al prepandemia (49%). Ma se il 22% del campione spera di superarlo quasi un italiano su 3 (29%) purtroppo sa che non riuscirà a raggiungerlo. Peraltro, proprio l’inflazione relega il budget delle famiglie nei confini delle spese obbligate (utenze e salute, soprattutto) e costringe tanti italiani a lasciare nel cassetto dei sogni i prodotti tecnologici, le serate con gli amici, i viaggi e le vacanze.
L’epicentro della prossima crescita dei prezzi riguarda non solo le utenze domestiche (che saranno però alleviate dagli interventi del Governo) ma soprattutto il ben più importante capitolo della spesa alimentare. Infatti, i manager della filiera stimano un incremento medio dei prezzi alimentari superiore ai 3,5 punti percentuali con una ondata inflattiva che per il 63% del campione riguarderà sicuramente tutto il 2022. Tra caccia alle promozioni, ricerca di punti vendita e canali più convenienti e riduzione degli sprechi molti italiani fronteggeranno il carovita con un diffuso downgrading del carrello, soprattutto al Sud e nella lower class, segnando peraltro una nuova ancora più consistente divaricazione dei consumi rispetto ai ceti più abbienti. Ad essere ancora una volta premiato in tavola il cibo del territorio (100% italiano e locale), mentre si consolida il trend verso una alimentazione biologica e salutista. Ma per i manager della filiera (il 61% degli intervistati) il 2022 sarà soprattutto l’anno della marca del distributore, considerata la soluzione per permettere acquisti con il migliore rapporto tra qualità e prezzo.
Se nel 2020 l’irrompere della pandemia aveva fatto impennare le vendite GDO (+4,8% sul 2019), il 2021 si chiude pareggiando i livelli di vendita dello scorso anno (con invece un decremento di circa mezzo punto percentuale se si esclude l’egrocery e si considera la sola rete fisica). Un risultato conseguito anche grazie al buon andamento della stagione natalizia; la recrudescenza della pandemia e il timore della variabile Omicron hanno infatti tenuto molti italiani tra le mura domestiche e fatto segnare un incremento delle vendite della GDO di circa 3 punti percentuali nelle ultime due settimane dell’anno.
Ma sarà il 2022 il vero banco di prova della GDO italiana. Per gli esperti intervistati, i prezzi all’acquisto, la digitalizzazione dei canali e i nuovi comportamenti di acquisto (per prodotti e formati) rappresentano gli elementi centrali dello scenario 2022, con una attenzione crescente ai temi della sostenibilità etica, sociale e ambientale.
Sugli andamenti del 2022 peseranno certamente la dinamica inflattiva ed i suoi effetti sul potere d’acquisto e i consumi delle famiglie, ma evidentemente anche gli andamenti epidemici contribuiscono a rendere ardua una previsione puntuale. L’Ufficio Studi Coop con il supporto d’analisi di Nielsen stima comunque un andamento delle vendite totali GDO di poco inferiore all’1,5% a valore, come effetto congiunto di una probabile riduzione dei volumi, di un più ampio incremento dei prezzi e delle scelte di ricomposizione degli acquisti effettuate dai consumatori.