(di Bulldog) Novanta giorni d’attesa per nulla. L’intervista odierna sul Corrierone di lancio della campagna elettorale di Damiano Tommasi lascia più una perplessità. L’uomo chiamato a chiudere quindici anni di amministrazione di Centrodestra in città – amministrazione ininterrotta, al di là delle formule e dei protagonismi dei suoi esponenti – non riesce ad andare più in là del “bon butel“. Non usciamo dalla narrazione del calciatore cattolico, pacifista, del bravo ragazzo, del compagno ideale, del marito e padre affettuoso, del gentiluomo prestato alla politica cui si presta obtorto collo. Per carità, tutto molto bello. Ma inutile.
Inutile a capire se in questi tre mesi che Tommasi ha regalato ai suoi competitor – anche se è pure fortunato: il centrodestra ha sprecato questi novanta giorni non combinando assolutamente nulla ed è ancora in braghe di tela – il candidato unico del centrosinistra ha studiato la nostra città ed ha iniziato a pensare soluzioni ai problemi sul tappeto. Che non sono poi una cosa tanto difficile da individuare.
Ha iniziato a parlare con la gente? Ha iniziato a guardare non dico all’urbanistica, ma ad una pianta della città? Ha iniziato a dialogare con gli operatori economici per capire cosa inventarsi per il dopo elezioni? Chessò, ha visto come funziona il tram a Padova? No, però ci ha raccontato del suo servizio civile a TelePace… E’ un po’ poco. E non è “un po’ poco” per Bulldog che notoriamente è un cagnaccio, ma è poco per i Veronesi. Che, in verità, meritano una campagna elettorale vera, magari pure dura ma che guardi al futuro – e non al passato – della loro città, che indichi una direzione per le nostre nuove generazioni, che individui una trama sulla quale poter disegnare il lavoro dei nostri figli e nipoti.
Non una parola su un aeroporto oggi morto; non una parola sul rilancio di una fiera che campa sulle intuizioni di cinquant’anni fa; non una parola sul motore immobile degli enti economici che, in teoria, dovrebbe guidare dal prossimo luglio: una macchina miliardaria dal potenziale illimitato. Non una parola sulla transizione, sul PNRR, sull’Arsenale, l’Arena, la Bra… non chiediamo già di indicarci le linee della sua politica verso la Fondazione CariVerona, il piano Folin, il Central Park, ma che diamine, ci dica almeno qualcosa di sinistra!
C’è un fattore di grande novità nella candidatura Tommasi: la possibilità di contendere realmente la guida di un’amministrazione e questo è il sale della nostra democrazia e della nostra vita pubblica. Un sale che permette non soltanto al centrosinistra di crescere, ma anche al centrodestra e obbligherà tutta la politica scaligera a compiere quel passo in più che darà a Verona chance migliori. Se Tommasi spreca ancora tempo; se non entra a gamba tesa nella nascente campagna elettorale, quel sale non ci sarà. Per il bene di Verona, per il bene del centrosinistra e del centrodestra, è ora che Damiano Tommasi smetta i panni del “bon butel” ed inizi a darsi da fare.