“La contestazione da parte dell’Unione Europea all’Italia sull’applicazione della direttiva sulla plastica conferma la miopia e l’approccio ideologico da parte di Bruxelles che, ancora una volta, penalizza le eccellenze imprenditoriali del Nord-Est”. Lo sostiene Paolo Borchia, europarlamentare veronese della Lega, coordinatore per Identità e Democrazia in commissione Industria. E a dispetto delle intenzioni della direttiva, si tratta inoltre di un danno che non sarebbe solo economico ma, in prospettiva, anche ambientale.
“Le aziende italiane del settore, leader nel campo dei prodotti biodegradabili”, chiarisce infatti Borchia, “da tempo hanno intrapreso un percorso di sostenibilità, grazie a ingenti investimenti, al fine di raggiungere gli obiettivi di un’economia circolare e anticipando persino il target richiesto dalla UE. Minacciare quindi l’Italia l’avvio di una procedura d’infrazione, come ha fatto il commissario Breton con una lettera inviata al governo, per la deroga sulle plastiche biodegradabili monouso non solo è eccessivo, ma colpirebbe ancora una volta un comparto all’avanguardia, con un approccio punitivo del tutto sbagliato che andrebbe a minare pericolosamente la competitività delle nostre aziende. Nonostante la crisi e la pandemia imprese e lavoratori hanno dimostrato di rappresentare un’eccellenza per il nostro Paese. Per la transizione ecologica”, conclude l’europarlamentare, “non serve la rigidità ideologica, ma un atteggiamento di buonsenso e pragmatismo”.
A margine della dichiarazione di Borchia va infatti chiarito che l’introduzione di nuovi materiali biodegradabili a base biologica nei processi industriali potrebbe accelerare il cambiamento nel futuro del pianeta. E per la stessa Unione Europea, oltre che per il nostro Paese, è un’occasione da non perdere per costruire un primato produttivo in un settore destinato a dominare i mercati e a incidere notevolmente sulla riduzione dell’inquinamento globale. Ma se già oggi le bioplastiche sono solo una limitatissima frazione delle quasi 400 milioni di tonnellate di plastica prodotte ogni anno, i limiti imposti da questa direttiva europea potrebbero danneggiare la capacità produttiva, impedendo la diffusione di plastiche a base biologica e quindi meno impattanti.
Nonostante l’Europa sia tra i principali centri di ricerca e produzione delle bioplastiche, la messa al bando per alcuni tra i più diffusi oggetti monouso, sia pure prodotti con l’utilizzo di materiali biodegradabili, suona incoerente e sembra colpire in particolare i produttori italiani. Va ricordato che le nostre industrie sono al terzo posto per numero di brevetti depositati in Europa per le bioplastiche e al quarto per le tecnologie da riciclo.