Tutti continuano a tessere le lodi di Mattarella. Ma grave è la sua responsabilità di non aver sciolto le Camere quando bisognava farlo dopo le elezioni del 2018, quando s’era resa evidente l’impossibilità di una stabilità politica determinata dall’anomalia grillina. Ancora più grave l’aver perseverato nel tenere in vita una Parlamento delegittimato e destituito del consenso nel paese.
Tutti i sondaggi e tutte le varie tornate elettorali avevano evidenziato che la maggioranza degli italiani è di centrodestra, che non c’era più corrispondenza fra il Parlamento e il corpo elettorale e che i grillini rendevano ingovernabile il paese. Tanto da aver messo a capo del governo uno sconosciuto come Conte, per di più senza neanche un voto.
Ma Mattarella, che adesso tutti riempiono di elogi, si è rifiutato di ricorrere alle urne, come se il voto, atto supremo di democrazia, fosse un sacrilegio. Ha preferito cercare di portare a conclusione la legislatura più anomala e bislacca della storia della Repubblica, con buona parte dei parlamentari eletti per caso, selezionati con un sistema più simile a una lotteria che ad una democrazia.
Poi, extrema ratio, ha dovuto ricorrere a Draghi e ad una maggioranza d’emergenza, giustificandola con la pandemia. Ma se oggi la scelta del Presidente della Repubblica è complicata dagli incastri che l’elezione deve avere con governo, maggioranza parlamentare e anche col salvataggio della legislatura per garantire lo stipendio ad un terzo dei parlamentari che con la riforma rimarranno a casa, è la conseguenza di non aver voluto fare chiarezza ricorrendo alle elezioni anticipate quando si doveva. W Mattarella!