(di Giorgio Massignan) Tommasi, Tosi e probabilmente Sboarina, in rigoroso ordine alfabetico, sono i candidati più accreditati per la carica di sindaco del comune di Verona per il quinquennio 2022 – 2027.

Le due forti candidature nel centrodestra e quella altrettanto robusta del civico Tommasi per il centrosinistra, escludono la possibilità che un candidato possa vincere al primo turno, rimandando la scelta del nuovo sindaco al ballottaggio.  Non posseggo la sfera di cristallo ma, considerata la divisione nel centro destra, è molto probabile che il candidato del centrosinistra arrivi al secondo turno, per poi confrontarsi con uno dei due del centrodestra.  A quel punto tutto sarà possibile, anche la vittoria di Damiano Tommasi,  in una città a maggioranza di centrodestra. 

Ma, per evitare che l’eventuale vittoria di Tommasi, possa concludersi come è stato per l’unica esperienza di amministrazione del centrosinistra tra il 2002 e il 2007, sarà necessario che l’eventuale futuro sindaco si attorni di esperti preparati e obiettivi, ma soprattutto che con la sua lista riesca a portare in Consiglio una nutrita e fedele pattuglia di persone competenti, che rispondano direttamente a lui, per non rischiare di rimanere bloccato nelle scelte amministrative. Sarà essenziale che il programma, che si sta preparando negli 11 tavoli, composti da parecchie persone competenti, oltre a toccare i punti critici della nostra città, possa essere facilmente leggibile e comprensibile, soprattutto realizzabile per i tempi, per i costi e per i meccanismi burocratici.  

Gli elettori, dovranno essere in grado di distinguere due visioni diverse e alternative del futuro di Verona: quella del centrodestra, anche sulla base di quanto fatto in questi ultimi 15 anni, e quella del centrosinistra.  

Dopo tre amministrazioni di centrodestra, Verona si è rinchiusa in se stessa, mancando importanti opportunità di sviluppo e favorendo la decadenza delle proprie eccellenze.  L’aeroporto Catullo è diventato la succursale di quello di Venezia. La Fondazione Arena, ha rischiato di fallire e solo in questi ultimi 5 anni ha dato segni di ripresa. La Fiera, sta soffrendo e corre il pericolo di essere cannibalizzata da Milano.

Le  nostre due principali banche cittadine, la Cassa di Risparmio e la Banca Mutua Popolare, sono state assorbite da Istituti bancari più potenti. La Cattolica, è stata acquisita dalle Generali;  tutto questo ha provocato la retrocessione del ruolo finanziario di Verona, in favore di Milano.   Gran parte dei palazzi storici, che il comune di Verona aveva avuto in eredità, sono stati venduti invece di valorizzarli e inserirli nella pianificazione urbanistica, perdendo così importanti opportunità.  Mentre altre città limitrofe portavano a termine i loro piani di sviluppo, Verona non è riuscita a coinvolgere i vicini territori veneti, lombardi e trentini che, a livello logistico, economico e culturale, sono interdipendenti con la nostra città

In queste carenze, si sono inseriti alcuni soggetti privati esterni, che hanno condizionato pesantemente le scelte d’uso del territorio, spesso sostituendosi agli stessi amministratori eletti, favorendo, ovviamente, i loro interessi anziché  quelli della collettività.